Si chiama “Clandestine Integration”: è un progetto nato in Sardegna e che porterà un equipaggio formato da artisti delle due sponde del Mediterraneo a percorrere, a partire dal 15 giugno, una rotta di 1300 miglia da Siviglia a Mazara del Vallo. Il tentativo di costruire uno spazio di dialogo e confronto per provare a tessere relazioni nuove (e pacifiche) tra i popoli dei due continenti.
Una barca e il suo capitano, 8 tra scrittori, illustratori e blogger delle due sponde del Mediterraneo, un mediatore, due “ambasciatori” di Africa ed Europa. Pochi metri quadrati di spazio per vivere e il vento per navigare: da Siviglia a Mazara del Vallo, dalla Spagna alla Sicilia, percorrendo per due mesi la sponda sud tra Tangeri, Algeri e Tunisi. Sono questi gli ingredienti di “Integrazione Clandestina” un progetto nato su un’isola (e non poteva essere altrimenti), la Sardegna, grazie alla volontà della cooperativa Abracadabra Onlus di Sassari, e cresciuto coinvolgendo realtà di diversi Paesi: dalle università di Sassari e di Siviglia, all’associazione culturale marocchina “Vulture Culture”, la fondazione spagnola “Sevilia Acoge” e molte altre realtà e cittadini che si stanno mobilitando in questi mesi.
Un progetto condiviso. “La rete di Integrazione Clandestina – racconta Gabriele Di Pasquale, coordinatore del progetto – è in continua crescita ed è aperta a quanti ne condividono la visione e abbiano voglia di camminare insieme. C’è uno zoccolo duro di persone che in questi mesi si sta occupando soprattutto delle questioni pratiche, legate alla partenza della barca, ma tutto il resto ed in particolare il dialogo che vorremmo nascesse attorno a questa esperienza, vogliamo costruirlo insieme”. Sono due gli strumenti attraverso cui “Integrazione Clandestina” vuole provare a portare avanti questo incontro: il viaggio e l’arte. “A bordo di una piccola barca a vela come la nostra – spiega Di Pasquale – si vive in un contesto che obbliga a rapportarsi e confrontarsi con l’altro. Non si può scappare o guardare dall’altra parte. Per questo crediamo possa essere uno spazio privilegiato per un’idea di integrazione che è l’esatto contrario dell’omologazione, perché nasce dalla scoperta e dalla valorizzazione delle differenze. Ai partecipanti chiederemo di raccontare questa loro esperienza attraverso l’arte e i suoi diversi linguaggi così da abbattere anche la barriera linguistica”. Da questo laboratorio galleggiante nascerà così un libro a più voci che verrà pubblicato nel prossimo autunno e presentato in dicembre durante un incontro pubblico a Sassari.
Aiutiamola a partire. Il viaggio di “Iolanda”, questo il nome della barca a vela, partirà ufficialmente il 15 giugno prossimo da Siviglia, ma il percorso verso la partenza è già incominciato da tempo: 195 giovani da circa venti Paesi nei due continenti hanno presentato, nelle scorse settimane, la loro candidatura per salire a bordo. Tra questi verranno scelti gli otto membri dell’equipaggio che si alterneranno in turni di due settimane. Ora resta solo un ultimo scoglio da superare: raccogliere i fondi (circa 10mila euro) necessari per la partenza. Per questo è stata lanciata la campagna #facciamolapartire che si appoggia alla Piattaforma Produzioni dal Basso della rete di Banca Etica attraverso cui è possibile contribuire.
Perché Integrazione Clandestina? “Al lancio di questa nostra campagna – confida Gabriele di Pasquale – alcune persone ci hanno chiesto perché avrebbero dovuto contribuire ad un progetto come questo. Noi siamo convinti che il Mediterraneo debba tornare ad essere elemento d’unione tra le terre che la racchiudono, perché è necessario che le sue genti s’incontrino e si conoscano, perché è da tali processi che nasce la ricchezza e il progresso dell’essere umano. Incontrarsi, imparare a conoscersi e a fidarsi, gli uni degli altri, è l’unico vero antidoto agli estremismi che sembrano prendere piede nella nostra società. Parlare della necessità del dialogo e dell’integrazione non basta più, è arrivato il momento di mettersi in gioco in prima persona ed è quello che vorremmo provare a fare”.
Il coinvolgimento delle comunità. Un viaggio che i promotori vorrebbero fosse contagioso, tanto da non restare circoscritto alla realtà della barca, ma coinvolgesse le comunità toccate dal viaggio e quanti potranno seguirlo attraverso internet. “Vorremmo che il viaggio in mare – conclude Gabriele – fosse un punto di partenza, uno stimolo, per favorire un confronto che possa coinvolgere anche tante altre persone e comunità nei due continenti. Non solo le comunità in cui Iolanda farà tappa, ma anche tante altre persone che accetteranno di mettersi in gioco con noi. Sul nostro sito internet (www.clandestineintegration.org) sarà attivo un blog in cui pubblicheremo i contributi di artisti e scrittori dei due continenti che, pur non partendo fisicamente, hanno accettato di camminare con noi”.
Michele Luppi