Tradizioni e cultura / Gli “atareddi” di Acireale: piccoli gioielli tutti da scoprire

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Uno dei tanti altarini che si possono ammirare per le vie del centro storico di Acireale

Camminando lungo le vie di Acireale, soprattutto in quelle più antiche, si possono scorgere dei bellissimi “Atareddi”, o “Tareddi”, come alcuni siciliani li denominano.

Uno dei tanti altarini che si possono ammirare per le vie del centro storico di Acireale
Uno dei tanti altarini che si possono ammirare per le vie del centro storico di Acireale

Aiutati dalle puntuali ricerche storiche del prof. Michele Pricoco esposte nella sua lodevole opera Gli Atareddi in Acireale, ci siamo un po’ incamminati dentro tanta bellezza. Gli “atareddi” sono l’espressione di tutta una devozione popolare presente in determinati luoghi.

Gli “atareddi”, cioè, altarini o edicole, o cappellette, ad Acireale hanno origini molto antiche, e se ne contavano a centinaia; purtroppo però molti di questi sono andati distrutti, sia a causa del terremoto del 1693 e di altre calamità naturali, sia anche a motivo dell’opera nefasta degli uomini. Gli altarini sorsero ad Acireale man mano che nascevano i rioni della città con le chiese e i diversi nuclei familiari; di alcuni si hanno notizie riguardo la data di costruzione, di altri no, tuttavia in linea generale l’origine dei più antichi risale al Settecento. Davanti agli altarini si riuniva la gente del luogo, e lì si recitavano le preghiere in dialetto: i misteri del santo Rosario, o le novene di Natale, o le canzoni dedicate alla Madonna nel mese di Maggio:

“Quantu è beddu ddu mazzettu 

chiddu ca tiniti a manu…

Manna ‘n sciauru supranu

ca sulu ‘n Paradisu c’è…!”

Le immagini più ricorrenti negli “atareddi” di Acireale sono le immagini raffiguranti la Madonna e il Cristo; sono poche quelle raffiguranti i santi protettori della città: s. Venera e s. Sebastiano. Immagini di s. Giuseppe invece ve ne sono tante, forse perché, essendo il santo della Provvidenza, era più invocato a motivo della tanta povertà. Numerose sono anche le icone con la Sacra Famiglia; ciò rileva il valore che si dava all’unione familiare. Delle immagini mariane frequente è quella dell’Immacolata, simbolo di una purezza che nell’ Acireale antica era molto riguardata. Anche la Madonna del Rosario, con s. Domenico e s. Caterina, occupa un posto rilevante nelle diverse immagini presenti in Acireale. Il santo Rosario era e rimane la preghiera più diffusa nella cultura della nostra gente. In tutte le famiglie, al termine della giornata, si pregava con il santo Rosario, e d’inverno lo si pregava insieme attorno al braciere. Spesso, dopo la recita del santo Rosario, venivano recitate altre preghiere a diversi santi per chiedere grazie e requiem in suffragio dei defunti. Sono presenti anche le icone dedicate al Crocifisso e all’Addolorata, simbolo del dolore sopportato con rassegnazione, immagine del dolore di un popolo che muore di stenti e soffre la fame. Alcune edicole hanno l’immagine del SS. Cristo alla Colonna che riproduce la miracolosa statua conservata nella chiesa di s. Pietro ad Acireale, che veniva portata in processione durante le calamità nazionali o cittadine.

Uno dei più antichi altarini di Acireale
Uno dei più antichi altarini di Acireale

Veneratissima è anche la Madonna delle Grazie, la quale costituì la sintesi di tutti i bisogni materiali e spirituali del popolo e uno dei mezzi per ricevere le grazie da Gesù: “Ad Jesum per Mariam”. Molto diffuso è pure il culto alla Madonna del Carmine. Le sono dedicate molte edicole nella città e tra le più antiche. La devozione, infatti, alla Madonna del Carmine, risale alla seconda metà del ‘500 quando furono costruiti, e in parte ricostruiti, la chiesa del Carmine e l’attiguo convento dei Carmelitani.

Tantissime altre cose potrebbero essere qui riportate perché meriterebbero il ricordo…  Si auspica che questo breve accenno sugli “atareddi” serva da stimolo per incuriosire gli acesi a saperne di più, ma soprattutto serva a far nascere nel cuore il desiderio di ridare la giusta dignità a questi altarini per lo più rovinati dal tempo e dalla noncuranza degli uomini. Mettere in rilievo il patrimonio artistico della propria Città è anch’essa una forma di carità e di rispetto verso coloro che con tanto amore lo hanno donato… Si invita a camminare lungo le vie della Città, tenendo lo sguardo alto, e in mano magari il bel libro del prof. Pricoco: si scopriranno tante bellezze che valgono la pena di essere conosciute.

Letizia Franzone