Migranti / Protocollo per il trasferimento da Italia ad Albania, tra soluzioni e polemiche

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Il 23 dicembre 2024, il governo italiano ha confermato la ripresa, prevista per gennaio 2025, del trasferimento di migranti verso centri di accoglienza in Albania. La misura, che si basa su un protocollo siglato nel 2023 tra i due Paesi, mira a velocizzare le procedure di accoglienza e rimpatrio. Tuttavia, la decisione ha sollevato reazioni contrastanti, suscitando critiche da parte di organizzazioni umanitarie e sollevando interrogativi sulla compatibilità con le normative internazionali.

Migranti / Un protocollo discusso

L’accordo tra Italia e Albania prevede il trasferimento dei migranti intercettati nel Mediterraneo verso strutture situate in territorio albanese, dove le loro richieste di asilo verranno valutate. L’Italia ha stanziato 650 milioni di euro per l’attuazione del progetto, che dovrebbe garantire l’accoglienza di circa 3.000 persone al mese. Per il governo italiano, questo rappresenta un modo per alleggerire la pressione sulle strutture di accoglienza nazionali, spesso sovraffollate. Ma il piano ha ricevuto dure critiche, in particolare per la scelta di delegare una parte così cruciale della gestione migratoria a un Paese che non fa parte dell’Unione Europea.

Migranti / Le motivazioni del governo

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha definito il protocollo con l’Albania un esempio di “cooperazione innovativa” per gestire i flussi migratori in modo più efficace. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha dichiarato che i centri albanesi sono pronti a entrare in funzione e che il trasferimento dei migranti consentirà di ridurre i tempi per il riconoscimento dello status di protezione o, in caso di diniego, per il rimpatrio. “L’Italia non può più farsi carico da sola di un fenomeno così complesso. Questo accordo rappresenta una soluzione concreta per tutelare sia i diritti dei migranti sia i nostri confini,” ha dichiarato Piantedosi in una recente conferenza stampa.accordo per migranti in Albania

Migranti / Le critiche delle ONG e dei giuristi

Non tutti, però, condividono l’ottimismo del governo. Organizzazioni come Amnesty International, UNHCR e ActionAid hanno espresso forti perplessità, evidenziando potenziali violazioni dei diritti umani. “Trasferire migranti in Albania significa sottrarli a un sistema di accoglienza che, pur con le sue criticità, offre garanzie maggiori rispetto a quello albanese” ha dichiarato Amnesty in un comunicato. Inoltre, i critici sottolineano il rischio che i migranti trasferiti possano essere trattenuti in condizioni di detenzione, senza adeguato accesso alla tutela legale. Queste preoccupazioni si sommano ai dubbi sulla capacità dell’Albania di gestire un afflusso costante di persone, rispettando al contempo gli standard internazionali.

Migranti / Le reazioni in Europa

A livello europeo, le opinioni sono contrastanti. Mentre alcuni Paesi vedono il protocollo come un possibile modello per la gestione migratoria, altri temono che possa creare un pericoloso precedente. La Commissione Europea ha finora evitato di commentare ufficialmente, ma osserva con attenzione gli sviluppi. Secondo alcuni esperti, l’accordo potrebbe entrare in conflitto con le normative europee e internazionali, in particolare con la Convenzione di Ginevra. Il rischio è che i migranti trasferiti perdano le garanzie legali offerte dal sistema europeo, sollevando interrogativi sulla responsabilità dell’Italia come Paese di primo approdo.

Migranti / Un esperimento rischioso

Il trasferimento dei migranti in Albania rappresenta, di fatto, un esperimento politico e giuridico. Se da un lato il governo italiano spera di alleggerire la pressione sui propri confini, dall’altro si moltiplicano le critiche sulla sostenibilità e sulla legalità di questa soluzione. Nei prossimi mesi, sarà cruciale monitorare l’implementazione del protocollo per capire se si tratta di una risposta efficace o di un passo falso. Il destino di migliaia di persone, infatti, dipenderà non solo dalla cooperazione tra Italia e Albania, ma anche dalla capacità di rispettare i diritti fondamentali di chi cerca asilo.

Mirko La Spina