La riflessione della Chiesa su Maria nasce in maniera strettamente connessa alla cristologia. L’identità di Maria e il suo ruolo all’interno della storia della salvezza sono intimamente congiunti alla riflessione su Cristo. Questo il tema principale affrontato da don Alfio Cristaudo nella conferenza tenutasi nella Chiesa Madre ‘S. Nicola di Bari’ nell’ambito dei festeggiamenti in onore della Madonna del Carmelo. Punto di partenza il paradigma ‘Eva – Maria’. Come Eva è stata la donna che ha disubbidito e ha risposto alla voce del ‘serpente’ generando il peccato, Maria invece ha risposto all’Angelo e con la sua ubbidienza ha controbilanciato la ‘disubbidienza – incredulità’ di Eva. Maria dunque ha un ruolo chiave in quella che Ireneo chiama ‘economia della salvezza’.
La riflessione delle origini continua attraverso l’analisi dei due titoli principali di ‘Maria sempre Vergine’ e ‘Maria Madre di Dio’. I protestanti ammettono una vita coniugale intima di Maria dopo il parto di Gesù e considerano Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda fratelli di lui. Gli apocrifi ( protovangelo di Giacomo ) interpretano questi presunti fratelli di Gesù come i figli del precedente matrimonio di Giuseppe. San Gerolamo ( IV sec.) invece li considera cugini di Gesù, figli di Maria di Cleofa, sorella di Maria. Ciò però contrasta con i nomi di Gioacchino e Anna, genitori di Maria, secondo la tradizione degli apocrifi. Eusebio di Cesarea nella sua ‘Storia Ecclesiastica’ cita un documento dei primissimi secoli di un certo Egesippo nel quale si riporta che Cleofa è il fratello di Giuseppe e dunque il cognato di Maria madre di Gesù. La questione sulla perpetua verginità è definita dal Concilio Lateranense del 649 : Maria è Vergine prima, durante e dopo il parto. Altro argomento affrontato: il titolo di ‘Theotokos’, cioè ‘Madre di Dio’. Questo titolo che nasce nel III sec. ad Alessandria d’Egitto viene usato da Origene, uno dei più grandi teologi dell’antichità. Origene introduce il concetto di ‘communicatio idiomatum’ cioè ‘scambio delle proprietà’.
Il Verbo ossia il Figlio di Dio preesistente al tempo e alla creazione, pur incarnandosi e diventando uomo rimane ‘uno e medesimo’. In Cristo non c’è separazione tra natura divina e natura umana. Maria è Madre di Dio perché il Verbo incarnandosi nel suo seno è stato generato come uomo e non perché ha avuto il ‘potere’ di costituire la natura divina del Figlio che è ‘eterna e preesistente’. Il Concilio Vaticano II correggendo alcune deviazioni della riflessione mariologica del II millennio che interpretavano la figura di Maria nel ruolo di ‘corredentrice’ e in chiave prevalentemente apologetica, recupera un paradigma biblico ed esistenziale: Maria non è al di sopra della Chiesa ma membro eccellente del popolo di Dio e modello nella crescita della fede, della speranza e della perfetta unione con Cristo. Infine Maria ‘flos Carmeli’, il fiore più bello del Monte Carmelo,la ‘Stella Polare,la Stella Maris’ del popolo cristiano.