Lo scorso 16 dicembre, nel palazzo vescovile di Acireale, monsignor Antonino Raspanti ha consegnato gli attestati di partecipazione a 12 allievi del corso di formazione in turismo esperienziale.
Nuovo termine per parlare di turismo, concetto per noi siciliani molto familiare ed importante, visto che di turismo potrebbe vivere bene la nostra isola, che a quanto pare, pur rimanendo una delle mete preferite dai turisti, deve adeguarsi alla richiesta di mercato che vede sempre più un turista, anzi un viaggiatore attento, esigente e interessato ad entrare in empatia con il luogo prescelto.
Il metodo ARTES che indica l’animatore relazionale turistico esperienziale è una nuova tipologia di accompagnatore che non nasce esclusivamente dalla classica figura della guida turistica. Coloro che si accingono ad intraprendere questa nuova attività lavorativa possono avere una formazione che può spaziare su larghi settori (ingegneri, architetti, fotografi, storici, ecc…) ma che interseca la specializzazione base di ogni operatore con il mondo del turismo.
Il corso di formazione “turismo esperienziale” che si è svolto ad Acireale è stato organizzato e realizzato dalla fondazione “Città del Fanciullo”. Storica realtà acese, fondata nel 1953 da monsignor Paolo Randazzo mentre era vescovo Salvatore Russo. Lo scopo della fondazione è di dare assistenza, educazione, istruzione scolastica e professionale a giovani orfani o abbandonati. Nel 1992 il Ministero dell’Interno ha riconosciuto alla fondazione il ruolo giuridico di ente morale. L’attività della fondazione, sospesa per alcuni anni, è stata ripresa nel 2008 da monsignor Pio Vittorio Vigo riprendendo la formazione professionale dei giovani che devono inserirsi nel mondo del lavoro. La fondazione, per statuto, è presieduta dal vescovo pro tempore.
Fino a pochi anni fa il turista si “accontentava” di visitare i luoghi di maggior interesse storico-artistico, di soggiornare in buone strutture alberghiere e scoprire anche da solo la parte più vera e profonda del luogo che stava visitando. Oggi il viaggiatore del terzo millennio vuole entrare in un rapporto empatico con il luogo e i suoi abitanti, facendone parte integrante e diventando protagonista di un intreccio narrativo che si svolge sul palcoscenico del territorio. L’offerta è strutturata per arrivare al cliente finale tramite la rete di operatori turistici tradizionali, cioè tour operator e agenzie viaggi. Le “storia da vivere insieme” sono pacchetti turistici che seguono il “modello Artes” che garantisce qualità e sicurezza.
Prima della consegna degli attestati alcuni dei partecipanti al corso di formazione hanno voluto raccontare quello che sarà il loro “pacchetto turistico” spaziando dai percorsi naturalistici a quelli enogastronomici, dove il turista si troverà a vivere personalmente l’esperienza dei pescatori o dei cuochi chiamati “monzù”, parola napoletana dervata dal francese “monsieur”, appellativo dato anticamente ai cuochi professionisti. Dai percorsi della storia dell’opera dei pupi alla scoperta della “cella trichora di Santo Stefano” di Santa Venerina, all’esperienza da vivere nella città di Mascali, distrutta dalla colata lavica del 1928, parlando con la cittadinanza, andando alla casa del Comune e pensare a come fare per far ripartire l’economia dopo una tragedia. La pietra lavica diventa protagonista di questa ricostruzione (visto che tutto è distrutto e solo la pietra lavica è presente in quel luogo). Il turista potrà creare da sé un oggetto in una apposita fabbrica e poi tenerlo come ricordo di questa esperienza. Insomma non più “solo” turisti, ma “consumattori” come le guide esperienziali amano chiamare i loro clienti!
Gabriella Puleo