Tutela della privacy. Il Garante italiano dà l’ultimatum a Google

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Supplemento d’istruttoria da parte dell’Autorità per verificare il rispetto della normativa nazionale da parte del gigante del web, dopo aver avviato, lo scorso aprile, la cosiddetta “fase istruttoria” nel procedimento contro Google, ha deciso di fissare un ultimatum. Mountain View ha 3 mesi per adottare una serie di modifiche alle proprie policy di privacy, altrimenti sarà sanzionata. È una decisione, quella giunta la scorsa settimana, che era ormai nell’aria da molto tempo: a marzo il Cnil (la transalpina Commission Nationale de l’Informatique et des Libertes) aveva inviato una segnalazione con la quale le Autorità europee minacciavano la “creazione di un gruppo di lavoro guidato dalla stessa Cnil per coordinare l’azione repressiva che dovrà essere attuata prima dell’estate” ed il mese successivo si era aperta la “fase istruttoria”. Ultima (?) tappa di un braccio di ferro tra Bruxelles e Mountain View che dura ormai da oltre un anno. Agli inizi del 2012, Bigoogle is wacthing yougG cambia le sue regole per la tutela della privacy dei propri utenti e da lì tutto ha inizio. I Garanti del Vecchio Continente, preoccupati del fatto che il nuovo sistema di regole consente a Google di conoscere ancora di più le abitudini di utilizzo della Rete da parte dei propri utenti, fanno inviare dall’Article 29 Working Party (il gruppo di lavoro che raccoglie i Garanti delle Privacy dei diversi Stati Membri) una lettera aperta a Larry Page, l’allora amministratore delegato di Google, chiedendo di “congelare” le modifiche. Google, però, tira dritto e ignora l’avvertimento. La risposta delle Authority non si fa attendere: il francese Cnil viene incaricato dai 27 Garanti di avviare un’inchiesta di approfondimento, al termine della quale le Autorità del Vecchio Continente decidono d’inviare una nuova lettera con la quale invitano BigG “a chiarire agli utenti le finalità e le modalità di combinazione dei dati tratti dai vari servizi forniti e mettere quindi a punto strumenti per consentire agli utenti un più stretto controllo sui propri dati personali”. Da Mountain View nessun segnale di apertura e così si arriva all’apertura di un procedimento istruttorio per “illecito trattamento dei dati personali”. “Il procedimento avviato dall’Autorità per la privacy francese – spiega il Garante italiano – ha confermato la violazione delle disposizioni in materia di protezione dati: a Google sono state date indicazioni sui principi da rispettare e sulle misure da adottare per rendere i trattamenti conformi alla normativa nazionale”. Ma i guai per Mountain View non sono finiti. Le Autorità europee hanno intrapreso una vera e propria azione a tenaglia: ci sono istruttorie in corso anche in Spagna e Regno Unito, e nei Paesi Bassi il Garante per il trattamento dei dati personali si appresta ad aprirne una per ottenere chiarimenti da Google. Netta la reazione di Google: “La nostra normativa – spiega un portavoce in una dichiarazione – sulla privacy rispetta la legge europea e ci permette di creare servizi più semplici e più efficaci. Siamo stati costantemente in contatto con le diverse autorità coinvolte nel corso di questa vicenda e continueremo a esserlo in futuro”. Intanto, però, Antonello Soro, il Garante italiano, mette in chiaro la situazione: “Questa volta andiamo fino in fondo, Google ci deve dare risposte concrete, non evasive. Deve darci garanzie su come difende la privacy degli utenti”.

Antonio Rita

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