Tutto comincia da Facebook

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Tutto comincia da Facebook. Pochi giorni fa, all’indomani del drammatico racconto di Teo Pulvirenti, a Roma, davanti la stampa.

Lo sconcerto e la rabbia mi spinge a chiedere su Facebook, con durezza, forse con rabbia, che mons. Raspanti assuma una posizione decisa. Senza se e senza ma. Parte il dibattito. Lo seguo. Commento. Senza risparmiare stoccate al vetriolo rivolte al Vescovo. Sento e so di essere polemico. Oltre il mio consueto modo di rapportarmi ai fatti.

La sera, tardi, ricevo una chiamata al cellulare. Il Vescovo – che non conosco – vuole incontrarmi. Accetto. Il colloquio è tutt’altro che formale. Franco, teso all’inizio, cordiale nella fase finale.

Mi è piaciuto Mons. Raspanti. Appare provato ma è deciso e determinato. “Per noi questi fatti non si prescrivono. La Chiesa è un’Istituzione ed in quanto tale deve procedere con riserbo e prudenza ma si accerterà la verità ed eventualmente si irrogheranno le sanzioni previste. Siamo vicini a Teo Pulvirenti. Abbiamo fiducia nella magistratura”. Parole che saranno ribadite dal Vescovo nelle dichiarazioni pubbliche appena successive. Parole che molti auspicavano.

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Acireale è stata scossa dalle fondamenta. Per la Chiesa locale è uno dei momenti più difficili degli ultimi anni. La figura di Don Carlo Chiarenza, amato o detestato, discusso o idolatrato, era centrale nel panorama diocesano. Il contraccolpo si è sentito ovunque. Ed era inevitabile. Inutile protestare o gridare alla strumentalizzazione. I fatti appaiono inequivocabili e le difese d’ufficio anacronistiche e dannose. L’articolo sulla Sicilia firmato da Pippo Contarino è imperdonabile (oltre il tentativo di una improbabile minimizzazione della vicenda) per l’incapacità di cogliere la portata del dramma e le sue conseguenze.

Mons. Raspanti, invece, credo sappia bene come nulla sarà più lo stesso. Sa, soprattutto, che il peggio potrebbe ancora venire se ulteriori vicende dovessero emergere. Sa che la parte più avvertita del mondo cattolico acese si aspetta e pretende ora trasparenza, novità, apertura e svecchiamento di modelli e comportamenti.

Ecco perché Mons. Raspanti ha la possibilità di trasformare il peggior scandalo che la Chiesa acese ricordi in una straordinaria (seppur dolorosissima) occasione di rinnovamento, superando conformismi e storiche comodità.

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La manifestazione di domenica sera è stata emblematica. I balconi dei palazzi dell’Acireale nobile e borghese erano vuoti e bui ma corso Umberto era stracolmo. Mai la sonnolenta Acireale aveva manifestato con tanta partecipazione e trasversalità culturale, sociale e politica. Tanti cattolici. Tante famiglie. Tanta gente contro omertà e pedofilia. La parte più viva della città.

A questa parte di Acireale la Chiesa deve guardare al di là del perbenismo dei balconi vuoti.

 

GIAMPIERO TORRISI