Da settimane gli sforzi diplomatici occidentali sono canalizzati nella crisi ucraina, ma i pericoli che potrebbero derivare dall’allarmismo su una guerra, spesso pervenuto nelle comunicazioni pubbliche di agenzie di intelligence e leadership nazionali, sono molteplici. E spesso nemmeno così palesi.
Ucraina / Il rischio guerra e il punto della situazione internazionale
E’ da più o meno l’inizio dell’anno che per ogni giorno che passa la questione ucraina diventa sempre più scottante. Inizialmente collegata a denunce sull’apertura del Nord Stream 2, l’intera discussione è degenerata nei toni e nei modi. Lo scorso settembre si discuteva ancora della tutela della popolazione ucraina nei riguardi della chiusura dei gasdotti da parte russa. Oggi si cerca una soluzione per evitare lo scoppio di un conflitto ancora peggiore di quelli precedenti nella zona, che finirebbe per rovinare le vite di milioni di persone. La crisi del metano, cruciale per tutto il continente, rimane irrisolta e la questione sicurezza ai confini dell’Europa ormai ripropone i dilemmi di vetusti schieramenti.
Le trattative tra le parti vanno avanti senza sosta, anche se al momento povere di aspettative. Dei numerosi incontri, telefonate tra leader e rappresentanti nazionali, infatti, nessuna ha dato esiti pratici per la pace. Il presidente francese Macron, coincidendo il periodo con quello della presidenza francese al Consiglio dell’Unione, ha cercato invano di promuovere nelle ultime giornate un vertice tra tutte le maggiori parti. Purtroppo, è della giornata odierna la dichiarazione di Vladimir Putin, presidente della Federazione, riferita a tali proposte, che descrive come “prematuro” un possibile vertice con Joseph Biden.
Al momento attuale le maggiori richieste della Russia continuano infatti a premere sulla rinuncia all’espansione dell’Alleanza Atlantica verso Est. Cosa che, basandosi sulle dichiarazioni del segretario generale Jens Stoltenberg, non può comunque essere dichiarata. Di certo non sotto la minaccia di ritorsioni belliche verso paesi richiedenti ingresso nell’Alleanza, quale l’Ucraina di fatto è. I vari rappresentanti americani, segretario di Stato Antony Blinken in primis, continuano a promuovere pubblicamente tale linea. Ne consegue lo stallo degli ultimi mesi, con scambio di accuse reciproche di voler far peggiorare la situazione a discapito della controparte.
Ucraina / Il rischio guerra e la situazione in-loco
Con NATO e Stati Uniti da una parte e Russia dall’altra, è quantomeno ovvio constatare che l’Ucraina non sia proprio favorita dalle attuali condizioni. Come ricordato dallo stesso Dmytro Kuleba, ministro degli esteri ucraino, è dal 2014, anno dell’invasione della Crimea da parte russa, che le condizioni ad est del paese sono rimaste in attesa di una qualche forma di risoluzione pacifica del conflitto. Ed a oggi infatti è proprio l’est ucraino a costituire il dilemma più spinoso. Pochi giorni fa si sono intensificati gli scontri e le violazioni di cessate il fuoco nella regione del Donbass, tra le frazioni di Donetsk e Lugansk.
Sono queste infatti le regioni che, contemporaneamente all’occupazione di Crimea, hanno cercato di avviare una separazione violenta dallo stato ucraino nel 2014. Le evacuazioni ordinate venerdì in occasione di tali recrudescenze dai leader delle autoproclamate repubbliche filorusse di Lugansk e Donetsk hanno spinto 61.000 persone che vivevano sul fronte a richiedere asilo come profughi in Russia, nella regione di Rostov. Ai confini di quella regione complicata si stagliano le divisioni corazzate russe, poste li dall’inizio delle “esercitazioni” previste abitualmente ogni anno. Secondo gli osservatori Osce, adesso sarebbero 170.000 gli effettivi russi presenti sui confini.
A suo modo, l’Ucraina di Zelensky riesce a reggere la pressione mediatica su quel fronte. Secondo le varie dichiarazioni del presidente e dei suoi membri di governo, lo stato sarebbe pronto a “opporre una strenua resistenza” in caso di conflitto. E’ degli inizi di febbraio la legge approvata dal parlamento allo scopo di migliorare la capacità difensiva del paese e di rafforzare le forze dell’esercito. Il tutto, tramite il rapido arruolamento di civili volontari. Inoltre, i recenti aiuti in termini di attrezzatura ed addestramento militare forniti dagli alleati danno la possibilità di sperare in una forma di deterrenza, seppur minima.
Ucraina / Tra i pericoli dell’allarmismo sulla guerra
Ma lo stato ucraino ha anche fatto appello agli alleati, affinché si dichiari una posizione chiara e concreta in merito al conflitto il prima possibile. E soprattutto, lo si faccia cercando di non dare al paese ancora più fardelli di quelli che già conta. L’emergere della possibilità di un conflitto, infatti, non sigla di per sé la garanzia che esso scoppi. Ma le dichiarazioni e i comportamenti dettati nel contesto della situazione ucraina, soprattutto quelli da parte americana, spingono a più riprese verso la paura di possibili pericoli, paradossalmente causabili da un continuo allarmismo. Di per se l’Ucraina sta già pagando, anche senza un vero e proprio conflitto aperto, un costo esorbitante. Nonostante i cittadini ucraini si sforzino di continuare a vivere la vita di sempre, la Grivnia locale ha raggiunto il suo valore più basso da 4 anni.
Ucraina / Gli inviti a lasciare il paese
Alle compagnie aeree lo stato ha raccomandato di non eseguire percorsi che sorvolino il Mar Nero, determinando l’eliminazione di molte linee, almeno temporaneamente. Inoltre, preparare il paese a resistere nello sfortunato caso il conflitto dovesse verificarsi determina uno sforzo economico immenso già in sé, specie dopo la pandemia. Il ritiro delle ambasciate dal suolo ucraino, gli inviti a lasciare il paese o a non raggiungerlo ed i continui allarmi su un imminente invasione hanno come esito il panico. Zelensky stesso lo ha dichiarato più volte nei suoi discorsi. Come “In questo momento, il più grande amico per i nostri nemici è il panico”. E come “Tutte queste informazioni lo stanno solo alimentando” e non aiutino nessuno.
L’addebito è quindi verso Washington, accusata di seminare inutilmente panico. Continuare a esporre alla luce del sole i piani russi attraverso tutti gli strumenti possibili non significa di fatto bloccarli. Anzi, secondo osservatori specializzati simili comportamenti potrebbero mettere alle strette tutti i soggetti in questione, costringendoli possibilmente all’azione. Inoltre, la possibilità che sempre più persone si adattino all’idea dello scoppio di una guerra aumenta. E così facendo, si favorisce qualcosa che non corrisponde minimamente alla pace auspicata.
Ucraina / Contro i pericoli dell’allarmismo sulla guerra
In questi giorni anche la comunità cristiana nel suo piccolo ha rivolto i suoi appelli alla pace ed alla de-escaletion per l’Ucraina. Papa Francesco stesso da dicembre continua a dare le sue attenzioni alla questione. Nell’angelus della domenica scorsa, dichiarava come “E’ triste quando popoli che si dicono fieri di essere cristiani vedono gli altri come nemici e pensano a farsi guerra”. Già in passato si era impegnato per evitare lo scoppio di altri conflitti, come quello in Siria.
Il Pontefice ha un visone globale del problema. Parafrasando, dice chiaramente che c’è un bene comune, o interesse, che trascende la dimensione nazionale. Così, la guerra è un mezzo non solo dannoso ma superato per risolvere le divergenze profonde che esistono tra paesi. Il suo appello è stato fatto proprio dalla comunità cristiana e dal vescovato di Kiev, che accoglie ogni segno di fraternità e vicinanza della santa sede.
“Come rappresentante del popolo cattolico ucraino sono profondamente grato al Papa perché alza la sua voce in favore dell’Ucraina”, dichiara il vescovo Vitalii Kryvytskyi in un’intervista rilasciata per Famiglia Cristiana. “Nel mio Paese – continua – il Santo Padre gode di una grande credibilità presso il popolo ucraino, ed è al primo o secondo posto fra le personalità ritenute più autorevoli. Molte persone si rivolgono alla Chiesa perché cercano persone e istituzioni non coinvolte nella politica. La gente sa che la Chiesa resta sempre e le dà grande fiducia”.
Andrea Giuseppe Chiantello