Udienza del mercoledì / Cristiani non puzzino di chiuso. Così Papa Francesco sulla parabola del Buon Pastore

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Il Buon Pastore, che lascia le 99 pecore per andare in cerca di quella smarrita, è stato al centro dell’udienza del Papa, davanti a circa 21mila fedeli. L’invito è ad “uscire”, a non restare chiusi negli ovili delle nostre “piccole comunità”. Perché “Dio non conosce la nostra attuale cultura dello scarto” e tutti noi siamo “pecore ritrovate e raccolte dalla misericordia del Signore”.

Per il Buon Pastore “nessuna pecora può andare perduta”: il suo è un “desiderio irrefrenabile” di uscire PapaUdienzaGiubileoPiazzaSanPietro30apr2016_0632_resize-755x491dall’ovile in cerca della pecora “più bisognosa, più abbandonata, più scartata”. Lo ha spiegato il Papa ai circa 21mila fedeli riuniti oggi in piazza San Pietro per l’udienza generale, dedicata alla parabola evangelica che ci insegna a non essere cristiani che puzzano di chiuso. Bisogna “uscire”, non chiudersi negli ovili delle nostre “piccole comunità”, perché tutti noi “siamo pecore ritrovate e raccolte dalla misericordia del Signore”.

L’icona del Buon Pastore, “che si carica sulle spalle la pecorella smarrita”, rappresenta “da sempre la sollecitudine di Gesù verso i peccatori e la misericordia di Dio che non si rassegna a perdere alcuno”.

La “vicinanza” di Gesù “ai peccatori non deve scandalizzare, ma al contrario provocare in tutti una seria riflessione su come viviamo la nostra fede”.

Il pastore, la pecora smarrita e il resto del gregge sono i tre protagonisti della parabola: “Chi agisce però è solo il pastore, non le pecore. Il pastore quindi è l’unico vero protagonista e tutto dipende da lui”.

“Nessuna pecora può andare perduta”.

È questo l’”insegnamento che Gesù vuole darci” con la parabola del Buon Pastore. “Il Signore non può rassegnarsi al fatto che anche una sola persona possa perdersi”, ha spiegato Francesco: “L’agire di Dio è quello di chi va in cerca dei figli perduti per poi fare festa e gioire con tutti per il loro ritrovamento. Si tratta di un desiderio irrefrenabile: neppure novantanove pecore possono fermare il pastore e tenerlo chiuso nell’ovile”. Gesù avrebbe potuto “ragionare così: ‘Faccio il bilancio, ne ho 99, ne ho persa una, ma non è una grande perdita’”. Invece, ha spiegato a braccio, “lui va a cercare quella, perché ognuno è molto importante per lui, e quella è la più bisognosa, la più abbandonata, la più scartata, e lui va a cercarla”.

“Siamo tutti avvisati: la misericordia verso i peccatori è lo stile con cui agisce Dio e a tale misericordia egli è assolutamente fedele: nulla e nessuno potrà distoglierlo dalla sua volontà di salvezza”. Ha usato un tono perentorio, il Papa, per spiegare subito dopo, a braccio, che

“Dio non conosce la nostra attuale cultura dello scarto: in Dio non c’entra questo. Dio non scarta nessuna persona, Dio ama tutti, cerca tutti, uno per uno. Lui non conosce questa parola – ‘scartare la gente’ – perché è tutto amore e tutta misericordia!”.

“Il gregge del Signore è sempre in cammino, non possiede il Signore, non può illudersi di imprigionarlo nei nostri schemi e nelle nostre strategie. Il pastore sarà trovato là dove è la pecora perduta”. Questo significa, ha spiegato Francesco, che “il Signore va cercato là dove Lui vuole incontrarci, non dove noi pretendiamo di trovarlo! In nessun altro modo si potrà ricomporre il gregge se non seguendo la via tracciata dalla misericordia del pastore”.

“Non dobbiamo essere chiusi, perché avremo la puzza delle cose chiuse. Mai!”.

Nella visione di Gesù “non ci sono pecore definitivamente perdute, ma solo pecore che vanno ritrovate”. “Per Dio nessuno è mai definitivamente perduto, mai! Fino all’ultimo momento Dio ci cerca”, le parole pronunciate a braccio: basta pensare al buon ladrone.

“Nella comunità cristiana c’è sempre qualcuno che manca e che se ne è andato lasciando il posto vuoto”, l’analisi di Francesco:

guai, allora, a “chiudersi in sé stessi, nelle piccole comunità, nella parrocchia, ritenendosi i giusti”.

La “prospettiva” da adottare, allora, è quella “dinamica, aperta, stimolante e creativa” che “ci spinge a uscire in ricerca per intraprendere un cammino di fraternità”, come fa Gesù. “Nessuna distanza”, infatti, “può tenere lontano il pastore e nessun gregge può rinunciare a un fratello. Trovare chi si è perduto è la gioia del pastore e di Dio, ma è anche la gioia di tutto il gregge!”. “Siamo tutti noi pecore ritrovate e raccolte dalla misericordia del Signore, chiamati a raccogliere insieme a Lui tutto il gregge”, la conclusione e la consegna del Papa.

M. Michela Nicolais

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