Udienza del mercoledì / Distinguere tra il peccato e il peccatore. Papa Francesco rilancia l’appello colletta pro Ucraina

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Al centro della catechesi dell’udienza di oggi “lo zelante dottore della legge” e “l’anonima donna peccatrice”.  Alla fine dell’udienza, un nuovo appello per la pace in Ucraina e per la colletta umanitaria di domenica prossima in tutte le Chiese d’Europa.

“Lo zelante dottore della legge” e “l’anonima donna peccatrice”. Sono le due figure attorno alle quali il Papa755x491x2udienza20apr2016-755x491.jpg.pagespeed.ic.tajQY1cV2j ha impostato la catechesi dell’udienza generale di oggi, pronunciata davanti a circa 27mila persone che hanno quasi pacificamente bloccato la zona intorno a piazza San Pietro, congestionando il traffico fin dalle prime ore del mattino. Alla fine dell’udienza, un nuovo appello per la pace in Ucraina e per partecipare alla colletta umanitaria che si terrà domenica prossima in tutte le Chiese d’Europa.

Gesù, ha spiegato Francesco, si lascia “contaminare” dai peccatori, perché il peccatore non è “un lebbroso” da tenere lontano.

“Il fariseo non concepisce che Gesù si lasci ‘contaminare’ dai peccatori. Egli pensa che se fosse realmente un profeta dovrebbe riconoscerli e tenerli lontani per non esserne macchiato, come se fossero lebbrosi”. L’atteggiamento del fariseo, ha commentato il Papa, “è tipico di un certo modo di intendere la religione, ed è motivato dal fatto che Dio e il peccato si oppongono radicalmente. Ma la Parola di Dio ci insegna a distinguere tra il peccato e il peccatore: con il peccato non bisogna scendere a compromessi, mentre i peccatori – cioè tutti noi! – siamo come dei malati, che vanno curati, e per curarli bisogna che il medico li avvicini, li visiti, li tocchi. E naturalmente il malato, per essere guarito, deve riconoscere di avere bisogno del medico!”.

“Gesù è libero” da pregiudizi, e “tra il fariseo e la donna peccatrice, si schiera con quest’ultima”.

“Gesù, libero da pregiudizi che impediscono alla misericordia di esprimersi, la lascia fare”, ha raccontato il Papa ai pellegrini: “Lui, il Santo di Dio, si lascia toccare da lei senza temere di esserne contaminato. Gesù è libero, perché vicino a Dio che è Padre misericordioso. E questa vicinanza a Dio, Padre misericordioso, dà a Gesù la libertà. Anzi, entrando in relazione con la peccatrice, Gesù pone fine a quella condizione di isolamento a cui il giudizio impietoso del fariseo e dei suoi concittadini – i quali la sfruttavano – la condannava: ‘I tuoi peccati sono perdonati’. La donna ora può dunque andare in pace: ‘La tua fede ti ha salvata’”.

“Da una parte quell’ipocrisia del dottore della legge, dall’altra parte la sincerità, l’umiltà e la fede della donna”, ha sintetizzato Francesco: “Tutti noi siamo peccatori, ma tante volte cadiamo nella tentazione dell’ipocrisia, di crederci migliori degli altri e diciamo: ‘Guarda il tuo peccato…’. Tutti noi dobbiamo invece guardare il nostro peccato, le nostre cadute, i nostri sbagli e guardare al Signore.

Questa è la linea di salvezza: il rapporto tra io peccatore e il Signore. Se io mi sento giusto, questo rapporto di salvezza non si dà”.

“La donna peccatrice ci insegna il legame tra fede, amore e riconoscenza”, ha concluso il Papa: “Le sono stati perdonati molti peccati e per questo ama molto; invece colui al quale si perdona poco, ama poco”. “Lasciamo che l’amore di Cristo si riversi in noi”, l’esortazione finale: “Così, nell’amore riconoscente che riversiamo a nostra volta sui nostri fratelli, nelle nostre case, in famiglia, nella società si comunica a tutti la misericordia del Signore”.

M. Michela Nicolais

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