Nell’ Udienza generale di mercoledì 23 settembre scorso dal tema: “Guarire il mondo”, papa Francesco ha ricordato l’importanza del principio di sussidiarietà e della virtù della speranza per uscire migliori dalla crisi attuale.
Di fronte a questa crisi che non è soltanto sanitaria ma anche sociale , politica, economica, il Papa afferma che ognuno deve assumersi le proprie responsabilità e rispondere non soltanto come persone singole, ma anche a partire dal proprio gruppo di appartenenza, dal proprio ruolo nella società.
Per poter uscire da questa crisi, ribadisce il Papa, è necessario applicare il cosiddetto principio di sussidiarietà, principio sociale che ci fa più uniti: tutti devono avere la possibilità di dare il loro apporto per uscire da questa crisi e tutti devono essere ascoltati.
Il principio di sussidiarietà infatti, ha un doppio dinamismo: dall’alto verso il basso, e dal basso verso l’alto. C’è cioè una collaborazione dallo Stato centrale al popolo e dal popolo allo Stato; lo Stato, soprattutto in tempo di crisi, viene incontro alle necessità sanitarie, economiche della gente più disagiata, e da parte sua il popolo, con le proprie risorse culturali, religiose, economiche o di partecipazione civica, rivitalizza e rafforza il corpo sociale.
Applicando il principio di sussidiarietà, chiarisce il Papa, si ascolta direttamente dai poveri come vivono, quali sono i loro reali bisogni, cercando insieme soluzioni e non invece imponendo loro soluzioni secondo il proprio parere, “Ciascuno deve avere la possibilità di assumere la propria responsabilità nei processi di guarigione della società di cui fa parte”.
Per uscire dalla crisi, migliori, afferma il Papa” Il principio di sussidiarietà dev’essere attuato, rispettando l’autonomia e la capacità d’iniziativa di tutti, specialmente degli ultimi. Tutte le parti di un corpo sono necessarie e, come dice San Paolo, quelle parti che potrebbero sembrare più deboli e meno importanti, in realtà sono le più necessarie”.
Uscire dalla crisi, continua papa Francesco, “Non significa dare una pennellata di vernice alle situazioni attuali perché sembrino più giuste. Uscire dalla crisi significa cambiare, e il vero cambiamento lo fanno tutti, tutte le persone che formano il popolo. Tutte le professioni, tutti. E tutti insieme, tutti in comunità. Se non lo fanno tutti, il risultato sarà negativo”.
Papa Francesco conclude l’Udienza ricordando che in questo tempo di crisi si è applaudito chi ha donato anche con coraggio, il proprio aiuto a chi era nel bisogno, ma esorta a non fermarsi al solo applauso perché ”La speranza è audace, e allora incoraggiamoci a sognare in grande. Fratelli e sorelle, impariamo a sognare in grande! Non abbiamo paura di sognare in grande, cercando gli ideali di giustizia e di amore sociale che nascono dalla speranza. Non proviamo a ricostruire il passato, il passato è passato, ci aspettano cose nuove. Il Signore ha promesso: “Io farò nuove tutte le cose”.
Guardare con speranza il futuro, tenendo lo sguardo fisso su Cristo, sognando in grande perché l’Amore ci porta a sognare in grande la vita intrisa di bellezza, di solidarietà, di unità, di giustizia, di cura reciproca e di rispetto per il Creato, è questo il messaggio di papa Francesco : “ Costruiamo un futuro dove la dimensione locale e quella globale si arricchiscano mutualmente, dove la bellezza e la ricchezza dei gruppi minori, anche dei gruppi scartati possa fiorire perché pure lì c’è bellezza, e dove chi ha di più si impegni a servire e a dare di più a chi ha di meno”.
Letizia Franzone