Ufficio catechistico diocesano/ Due giornate di studio e riflessione sulla catechesi per i disabili. Un rapporto indispensabile tra comunità e servizio

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All’inizio del nuovo anno pastorale, com’è ormai consolidata prassi, l’annuale Convegno, organizzato dall’Ufficio catechistico diocesano, diretto da don Giovanni Marino, in collaborazione con la Caritas diocesana, diretta dal dott. Giuseppe Gulisano, prevedeva quest’anno nel salone teatro della parrocchia San Paolo Apostolo di Acireale, due giornate di studio e riflessione, con conclusione nel Santuario della Madonna della Vena, ove il vescovo mons. Antonino Raspanti conferiva il mandato annuale a tutti i catechisti diocesani.
Tema del convegno era ‘Una fede per tutti, Catechesi per e con le persone disabili ed i bisogni educativi speciali’.

Padre Privitera, don Giovanni Marino e suor Veronica Donatello
Padre Privitera, don Giovanni Marino e suor Veronica Donatello

Dopo i saluti ai convenuti, don Giovanni evidenziava come la Chiesa diocesana si muova ormai da anni nel solco catecumenale e debba imparare ad offrire adeguata accoglienza alle persone disabili; il dott. Gulisano si soffermava sul rapporto indispensabile tra comunità e servizio.
Relatrice delle due giornate era suor Veronica Armata Donatello: se varie sono le patologie dei disabili in tutta Italia, la fede di costoro costituisce, comunque, un tesoro da condividere nella comunità ecclesiale ed il difetto non deve far scostare dall’idea di normalità. Compito del cristiano, dunque, è adoperarsi con opportune forme di catechesi. L’accoglienza non può, quindi, fare a meno della disabilità.
In apertura della seconda giornata, il vicario generale della diocesi mons. Guglielmo Giombanco, sottolineava come la Chiesa debba farsi portatrice delle esigenze di tutti, per un arricchimento reciproco, secondo una vocazione comunitaria che favorisca relazioni importanti improntate all’umanità. L’annuncio, infatti, rimarrà sterile ove non sia portatore di segni per gli altri.
Nel proprio intervento, suor Veronica evidenziava come la nascita di un figlio disabile costituisca, non di rado, un trauma per la famiglia; un figlio però, ancorchè disabile, è un dono di Dio e, nonostante l’insorgere dei dubbi a causa della difficile ed imprevista situazione, costituisce un tesoro da custodire.
Dalla relazione di don Alfio Privitera emerge come la Chiesa si sia da sempre impegnata a promuovere un’adeguata accoglienza ed integrazione dei disabili, cui deve essere, comunque, riconosciuto il pieno diritto ad accostarsi ai Sacramenti, come emerge dalla particolare attenzione da sempre riservata dai documenti del Magistero della Chiesa.

Nando Costarelli

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