Un mese in Africa per gli amici di Ciccio: poco per conoscerla, ma abbastanza per innamorarsene

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E’ tornata a casa la valigia di Ciccio. Ed è tornata raddoppiata, perché era accompagnata da altre quattro buste di materiale che era stato distribuito per il viaggio di ritorno nelle valigie dei quattro intrepidi amici che sono andati a trovarlo in Tanzanìa.

Sara, Danilo, Matteo, Verusca e Ciccio con alcuni bambini

Si tratta di quella famosa valigia piena di cose che occorrevano a Ciccio – il nostro inviato in Africa – e che, come i nostri affezionati lettori ricorderanno, gli era stata portata dai suoi amici Danilo, Matteo, Sara e Verusca, i quali lo hanno raggiunto alcune settimane fa ed hanno trascorso con lui un mese durante il quale hanno visitato la Tanzanìa, approfittando delle ferie di Ciccio, ma hanno anche condiviso in maniera sensibile la sua esperienza quotidiana di lavoro e di impegno a Ismani.

Ancora Ciccio con gli amici acesi (in primo piano Fabiana, l’altra volontaria di Mineo partita con lui)

“E’ stato poco un mese, volevamo restarci di più!” Questo il commento, unanime, dei quattro amici al loro ritorno, e giù a raccontare storie su storie, esperienze e situazioni a non finire, con i loro occhi che brillavano per le bellissime emozioni provate e ancora vivissime nei loro ricordi. Hanno visitato il National Ruaha Park, dove hanno potuto ammirare da vicino leoni, leopardi, elefanti, zebre, gazzelle, giraffe, bufali, ippopotami e coccodrilli. Hanno fatto il bagno nelle calde acque dell’oceano Indiano. Hanno visitato Dar-es-Salaam, Zanzibar e Iringa. Hanno visto panorami stupendi e bellezze della natura incomparabili e hanno conosciuto abitudini di vita impensabili per noi occidentali, ma soprattutto hanno conosciuto persone uniche, con una umanità e un senso dell’accoglienza indicibili.

I disegni dei bambini

Hanno partecipato a matrimoni e feste come se fossero stati membri della loro comunità, hanno mangiato con loro condividendo i loro cibi semplici e genuini, hanno visitato le loro case come se fossero stati persone di famiglia. Le ragazze si sono fatte pettinare i capelli dalle donne del villaggio, con le treccine come loro. Hanno conosciuto “baba” Angelo, il parroco di Ismani originario di Agrigento e che vive lì da più di trent’anni, ed hanno partecipato alla messa nella chiesa di Ismani.

“Baba” Angelo con i nostri amici e alcuni operatori del centro

Hanno guardato occhi e volti inimmaginabili, soprattutto quelli dei bambini. Gli stessi bambini a cui Ciccio si è affezionato fin da subito e da cui gli sarà difficile distaccarsi tra qualche mese. E hanno visto Ciccio in veste insolita,  mentre con naturalezza intratteneva questi bambini in lingua swahili.

Hanno dato molto, loro, tutto quello che potevano e ancor di più, ma hanno anche ricevuto tanto, tantissimo.

Un bambino con la mascherina costruita da lui

Hanno giocato con i bambini vestendosi da clown e creando composizioni con i palloncini colorati allungabili, hanno insegnato loro a disegnare con le matite colorate (cosa alla quale non sono abituati), hanno insegnato loro a lavorare la cartapesta ed a costruirsi delle mascherine (anche questa una novità per loro), hanno distribuito caramelle mentre le scimmiette giravano in mezzo a loro e ogni tanto rubavano qualche caramella (di cui sono ghiottissime).

Scimmietta che mangia una caramella

E poi li  hanno anche coinvolti, insieme con i genitori e con le persone del villaggio, nella ristrutturazione del pulmino che usano per gli spostamenti, con Ciccio che fa da autista (ma questa è un’altra storia di cui parleremo un’altra volta).

E allora che cosa conteneva la valigia di Ciccio ritornata a casa? C’era tanto di Africa: coperte imbottite e borse lavorate a mano, statuette in legno, maschere masai di varie fogge, strumenti musicali africani tra cui perfino un tamburo; e tanti “tingatinga” (le tipiche pitture tanzaniane su stoffa) di varie misure, da piccoli pochi centimetri a grandi quasi quanto una parete.

Maschere masai in legno

Ma c’era soprattutto la carica di umanità che ci sta dietro a tutte queste cose e che Danilo, Matteo, Sara e Verusca hanno portato con sé, su di sé, dentro di sé, in una maniera che non li abbandonerà mai più, per il resto della loro vita.

Nino De Maria

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