“Unità e pluralità sono, a diversi livelli, compreso quello ecclesiologico, due valori che si arricchiscono mutuamente, se vengono tenuti nel giusto e reciproco equilibrio”. Lo ha ribadito il Papa, incontrando l’Anci, l’Associazione dei comuni italiani. E questo è il senso più profondo che può emergere dai festeggiamenti di questi giorni. “La molteplicità dei soggetti, delle situazioni, non è in contraddizione con l’unità della Nazione, che è richiamata dal 150° anniversario che si sta celebrando”, ha ribadito Benedetto XVI. Anzi, ne detta la linea: “Due principi che consentono questa armonica compresenza tra unità e pluralità sono quelli di sussidiarietà e di solidarietà, tipici dell’insegnamento sociale della Chiesa”.
Chissà che tra bandiere, discorsi, musei, molti giusti festeggiamenti e qualche più o meno pittoresca protesta, il 150° sia un’occasione per ritrovare un patrimonio di cittadinanza, che viene da lontano e che si deve inevitabilmente misurare con cambiamenti velocissimi, prima di tutto proprio nella demografia, cioè nella composizione della popolazione. Il Papa lo ha giustamente sottolineato: “Oggi la cittadinanza si colloca nel contesto della globalizzazione, che si caratterizza, tra l’altro, per i grandi flussi migratori. Di fronte a questa realtà, bisogna saper coniugare solidarietà e rispetto delle leggi, affinché non venga stravolta la convivenza sociale e si tenga conto dei principi di diritto e della tradizione culturale e anche religiosa da cui trae origine la Nazione italiana”.
Il rapporto dell’Italia con la sua identità cristiana è fonte dinamica di sviluppo: da un lato, sottolineato il valore fondamentale della libertà religiosa, “la Chiesa non domanda privilegi” e si compiace della “collaborazione che esiste fra la comunità civile e quella ecclesiale”. Dall’altro, ribadisce il suo impegno per il bene comune. È chiarissimo in questo senso il documento conclusivo della 46ª Settimana Sociale di Reggio Calabria, scandito dai tre termini di unità, speranza e responsabilità.
Dunque intraprendere, nella radicata convinzione che ci sono imprese e lavoratori disposti a farlo senza timore del mercato ma anzi promuovendolo. E poi educare, sapendo che “nelle famiglie, nelle scuole, nelle associazioni e nelle comunità elettive ci sono adulti capaci di svolgere la funzione di autorità che serve a questo scopo”. È così possibile un “nuovo includere basato su uno scambio giusto tra diritti e responsabilità”. Ci sono, infatti, “energie che possono sviluppare il loro impulso se si interviene a slegare la mobilità sociale”. Di conseguenza “è indilazionabile il completamento della transizione istituzionale”.
Ecco, dunque, una credibile agenda di speranza, aperta a tutti, che rilancia e concretizza i festeggiamenti di un’Unità ormai antica, che però sta alla nostra responsabilità sviluppare in modo credibile ed efficace.
Francesco Bonini