“La PA che vogliamo”, un faccia a faccia fra il ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia ed il Professor Giovanni Valotti, Direttore dell’Ocap, l’Osservatorio sul cambiamento delle Pubbliche Amministrazioni della Sda Bocconi, ha aperto il Bocconi for Government Week, la settimana bocconiana, patrocinata dal Governo italiano, interamente dedicata al management pubblico.
“Crediamo che le pubbliche amministrazioni non abbiano bisogno di consigli, ma di cambiare”, ha sostenuto in apertura Giovanni Valotti, evidenziando quelli che a suo giudizio rappresentano gli aspetti migliori del processo di riforma avviato dal Governo Renzi, dalla corsia preferenziale per il merito alla valutazione dei dirigenti, dalla staffetta generazionale – “Un passaggio politico, prima che amministrativo, molto importante” – all’innovazione tecnologica, caratteristiche che si nutrono di due ingredienti determinanti: la leadership e la prospettiva digitale sostanziate dall’abilità manageriale, necessaria per tradurre in termini concreti il dettato legislativo. “Per cambiare la PA dobbiamo uscire dal paradigma tecnocratico dell’assoluta razionalità”, ha chiosato ancora Valotti, che perciò sconfessa l’efficacia del rigore inflessibile sempre e comunque: bisogna che i dipendenti, speso sprovvisti di obiettivi chiari, si sentano parte attiva e propositiva di un progetto complessivo.
Dunque è intervenuto il Rettore, Andrea Sironi, per portare il saluto istituzionale a nome dell’Università e ribadire l’impegno della Bocconi sul fronte dell’intervento pubblico intelligente attraverso l’istituzione di un intero dipartimento e di alcuni corsi di Laurea, sia undergraduate che graduate, anche in collaborazione con la London School of Economics and Political science, nonché di un nuovo PhD riguardanti il più vasto ambito delle scienze politiche e delle relazioni internazionali.
Come da programma, ha quindi preso la parola il Ministro Madia per esporre in sintesi gli elementi essenziali dell’azione governativa nel campo della pubblica amministrazione, in parte già individuati dal Professor Valotti e soddisfare gli interrogativi sollevati dagli studenti intervenuti. “Uno Stato più snello è più efficace e risponde meglio ai bisogni dei cittadini”, la ragione profonda della riforma, che si pone l’obiettivo ambizioso di decidere laddove i governi precedenti hanno spesso evitato di farlo. “Principi fondamentali della riforma sono l’efficienza della giustizia e della giustizia amministrativa, la lotta alla corruzione – alla quale si lega la scelta politica del Governo sulla trasparenza – e l’implementazione. Per arrivare al cambiamento dobbiamo essere in grado di controllare il processo di attuazione. Il tasso di riformismo non è dato solo dalle norme, se non generano un cambiamento nella vita delle persone”, ha aggiunto il Ministro, in sintonia con l’opinione espressa dal Direttore dell’OCAP. Fra le svariate e significative innovazioni introdotte, in particolare il Governo fa leva sulla scelta di impedire a chi ha raggiunto l’età della pensione di essere trattenuto in servizio, in un certo senso uscendo dalla porta e rientrando dalla finestra e fermo restando il principio del concorso pubblico – in accordo con la Costituzione preferito allo spoil system –, un ulteriore punto di forza è rappresentato dalla concezione unitaria della PA, superando il desueto sistema delle piante organiche per passare al più moderno e funzionale meccanismo dei fabbisogni. “Credo che oggi non abbia più senso selezionare sulla base di nozioni specifiche. Conta invece la capacità di risolvere i problemi”, ha infine sostenuto il Ministro replicando a chi domandava il riconoscimento di uno spazio maggiore per il merito e le abilità organizzative nell’ambito del pubblico impiego ad ogni livello.
Uno spunto di riflessione stimolante e costruttivo sia per gli studenti, sia per quanti interpretano il proprio lavoro nel settore pubblico come una vera e propria “vocazione”, prendendo a prestito le stesse parole di Marianna Madia.
Un momento di confronto utile e necessario per comprendere appieno quali prospettive, buone, animino l’Esecutivo e la novella classe dirigente di cui si compone.
Anche lungo questa spinosa direzione e nonostante le fisiologiche resistenze, finalmente l’Italia cambia verso.
Elia Torrisi