Università / Studenti catanesi tra suicidio e depressione

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La situazione degli studenti dell’Università di Catania è alquanto delicata, visti i dati riguardanti depressione e persino suicidio. Per chi frequenta l’università, a volte può essere estenuante mentalmente proseguire gli studi. Il sistema universitario è spesso basato su una feroce competitività, che tende a spingere gli studenti a mettersi a paragone con gli altri e fare tutto in fretta. Essi, soprattutto se fragili, si uniformano a queste aspettative per non subire pressione sociale o trovarsi a pagare tasse universitarie più alte. L’università perde quello che è il suo vero carattere, ovvero essere un’occasione di crescita e formazione per il proprio futuro.

La stressante vita degli studenti universitari

Gli studenti universitari sono spesso alle prese con un carico di lavoro molto pesante. Devono frequentare le lezioni, studiare per gli esami e senza trascurare i propri hobby e impegni sociali. Inoltre, molti di loro sono costretti a lavorare per pagarsi gli studi o sostenere le proprie spese. Ciò comporta un ulteriore livello di stress e fatica. A volte sono le famiglie a fare pressione su di essi, in quanto scaricano su di loro le proprie aspettative.

In questo contesto, non è difficile capire perché molti studenti si sentano sopraffatti e demotivati. Si sentano spesso soli e incompresi, e non sappiano come affrontare la pressione avvertita. Tutto ciò può portare a disturbi mentali tra cui depressione e ansia. Questi a loro volta possono sfociare in un gesto estremo come il suicidio. Spesso non vi è cura verso la salute mentale e le università non danno importanza alla prevenzione.

I dati sono allarmanti

Secondo un’indagine condotta dall’Università di Catania nel 2020, il 16% degli studenti intervistati ha dichiarato di aver pensato al suicidio almeno una volta nella propria vita. Il 4% degli studenti intervistati ha invece dichiarato di avere addirittura tentato il suicidio. Moltissimi sono gli studenti che fanno uso di ansiolitici per proseguire le proprie attività quotidiane. C’è da dire tuttavia che i dati del 2020 erano sicuramente peggiori in confronto a quelli odierni, in quanto la pandemia aveva reso ancora più insostenibile la situazione.

Ricordiamo lo scalpore di quando nel 2020 uno studente del nostro ateneo di riferimento si tolse la vita. Studiare, sostenere la pressione del giudizio da parte di un docente e intanto portare avanti la propria vita non è semplice. L’università dovrebbe insegnare ai ragazzi ad avere maggiore spirito critico verso il mondo, dovrebbe formare i nuovi professionisti del futuro. Invece diventa a volte un vero e proprio inferno e non offre il giusto sostegno, come del resto forse le stesse famiglie.

La prevenzione è fondamentale

Le università devono spingere gli studenti a parlare di suicidio e depressione. Bisogna prestare più attenzione alla salute mentale. E’ ancora pochissima l’attenzione data a questo ambito della nostra salute. La nostra università offre un servizio di supporto psicologico, ma procede molto a rilento poiché vi sono molte richieste e pochissimi operatori. E’ fondamentale potenziare l’efficienza di questo servizio. Si dovrebbero inoltre aggiungere altri nuovi eventi dedicati alla salute mentale, da aggiungere a quelli importantissimi che già il nostro ateneo organizza.

La nostra società tende a parlare sempre di più di salute mentale. Ma sembra che riesca a sollevare questioni e polemizzare anziché adoperarsi per trovare soluzioni concrete. Le istituzioni in generale investono pochissimo in psicologi e supporto per chi ne ha bisogno. Certo il Bonus Psicologo rappresenta un passo avanti verso una maggiore cura della salute mentale, così come il servizio di consueling psicologico offerto dal nostro ateneo. Per un futuro migliore, sarebbe importante accedere alle cure per le proprie ferite interiori in maniera semplice e possibilmente gratuita, proprio come per quelle fisiche.

Martina Fidelio

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