Se la messa in atto del piano di vaccinazione resta cruciale, cerchiamo di analizzare gli elementi che emergono sul vaccino AstraZeneca e sul nuovo di Johnson & Johnson. Innanzitutto, è ormai chiaro come, se da una parte i vaccini siano l’unica via per recuperare la normalità e uscire dalla pandemia di COVID 19, dall’altra avere presidi terapeutici sempre più efficaci e altrettanto sicuri significhi porre basi solide su cui costruire la fiducia e l’adesione dei cittadini. E’ in quest’ottica, che vanno vagliate le notizie che hanno interessato i vaccini. Prima di AstraZeneca, ultimamente di Johnson & Johnson. Ma innanzitutto, è un’ottima notizia quella di avere a disposizione un nuovo vaccino per il COVID 19.
Vaccino / AstraZeneca e Johnson & Johnson: un’ottima notizia
Lo è sia in termini di nuova opzione terapeutica efficace, maggiore dell’80%, sia per la potenziale ampia disponibilità distributiva su scala globale. Risulta infatti già pianificata la disponibilità di diverse centinaia di milioni di dosi su scala globale. Ora, se la possibilità di avere a disposizione un nuovo vaccino monodose come quello di J&J è sicuramente un dato positivo, dovremmo vedere con altrettanta positività la decisione presa dalle massime autorità sanitarie americane. Parliamo in particolare di FDA (Food and Drug Administration) e CDC (Centers of Disease Control and Prevention). Le due massime autorità USA in materia hanno deciso di sospendere cautelativamente la somministrazione del vaccino negli Stati Uniti, per assicurare la massima sicurezza nell’uso. Alla base di questa decisione, la segnalazione di alcuni disturbi correlati alla coagulazione del sangue verificatesi in sei donne di età compresa tra i 18 e i 48 anni.
La momentanea decisione delle autorità USA
Purtroppo una delle donne è morta, mentre un’altra risulta ricoverata in condizioni critiche. Ricordiamo che, alla data odierna, negli Stati Uniti sono state vaccinate circa sette milioni di persone. Si parla pertanto di eventi avversi rarissimi (una su un milione). Tuttavia, le due agenzie sanitarie, FDA e CDC, in una dichiarazione congiunta, hanno sottolineato la necessità di monitorare attentamente la situazione. Nonché di chiarire comunque bene l’eventuale nesso esistente tra la somministrazione del vaccino e la comparsa di detti eventi.
Oltre all’evento trombotico, bisogna valutare in modo appropriato la gestione clinica di questi coaguli che, secondo gli esperti, non possono essere trattati con gli attuali presidi farmacologici come per esempio l’eparina. In presenza di trombosi del seno venoso cerebrale, l’uso di detto anticoagulante può essere pericoloso. Di conseguenza, il personale sanitario dovrà somministrare farmaci alternativi.
Trombosi: come affrontare quel caso su un milione?
Ovviamente, il tutto sotto la supervisione di specialisti esperti nel trattamento di coaguli di sangue. L’analisi delle cause, la descrizione di eventuali condizioni patologiche che potrebbero far presagire la comparsa di trombi e la messa a punto di un protocollo clinico specifico per gestire le potenziali emergenze, impongono alle due agenzie sanitarie americane di approfondire il problema. Nonché, di conseguenza, prendere tempo. In un comunicato ufficiale, Johnson & Johnson ha dichiarato di voler ritardare proattivamente il lancio del suo vaccino in Europa. Questa decisione ha creato una certa apprensione nelle autorità europee, che vedevano nell’immissione in commercio del nuovo vaccino monodose, e nella prospettata rapida e ampia distribuzione in tutti gli stati dell’UE, una concreta accelerazione.
Il comunicato di Johnson & Johnson
Purtroppo è un’altra tegola sui tempi stimati per la vaccinazione massiva di tutti i cittadini europei e altrettanto critica di tutti i cittadini del mondo. Intanto, proprio a causa delle fortissime pressioni che si stanno determinando a livello di agenzie sanitarie su scala planetaria, il commissario ad interim della FDA, la dottoressa Janet Woodcock, cerca di stemperare l’inevitabile tensione. Dichiara che è “una questione di giorni” e che la Food and Drug Administration si prenderà carico della analisi dei casi e delle relative conclusioni cliniche. Le comunicherà ufficialmente prima possibile. J&J da parte sua afferma che, in attesa di nuovi dati, sospenderà le vaccinazioni anche nell’ambito degli studi clinici. Al contempo, provvederà ad aggiornare le linee guida per ricercatori e partecipanti.
Il lavoro di Johnson & Johnson e delle autorità USA
La multinazionale sottolinea il lavoro portato avanti a stretto contatto con medici e autorità sanitarie. Nonché la necessità di sostenere un’adeguata informazione sia per gli operatori sanitari che per il pubblico. J&J raccomanda inoltre alle persone che hanno ricevuto il vaccino di segnalare eventuali disturbi. Ad esempio: mal di testa, dolore addominale, dolore alle gambe e riduzione del respiro che si dovessero manifestare entro tre settimane dal vaccino. In tal caso, consiglia ai pazienti di contattare immediatamente il proprio medico di fiducia. La società ribadisce poi la necessità di assicurare la massima sicurezza nell’uso del vaccino. Intanto gli scienziati avanzano delle ipotesi per spiegare le possibili cause che potrebbero spiegare i rischi di coagulazione del sangue, anche se verificatisi in rarissimi casi. Sembrano esserci significative somiglianze tra gli eventi di coagulazione del sangue associati al vaccino J&J e quelli di Astra Zeneca.
AstraZeneca e Johnson & Johnson: le somiglianze
Tutti e due i vaccini sono a vettore virale. Fanno uso di adenovirus “che potrebbe avere qualcosa a chefare con questo tipo di evento avverso”, ha spiegato il dottor Del Rio, uno dei maggiori esperti del settore. Ad oggi, gli altri due vaccini Covid-19 autorizzati negli Stati Uniti, Pfizer e Moderna, non hanno evidenziato eventi avversi simili. Sono vaccini amRNA, quindi con meccanismo d’azione completamente diverso. Le agenzie sanitarie statunitensi, pur ribadendo che “a oggi non si puo’ parlare di una causa ben precisa, ma di causa probabile”, tendono a collegare l’insorgenza di detti pur rari eventi trombotici al fatto che i due vaccini abbiano un meccanismo d’azione simile. Detto questo, ipotizzano una risposta immunitaria anomala che si verificherebbe in un gruppo di persone caratterizzato da condizioni predisponenti.
Vettori adenovirali: le differenze tra AstraZeneca e Johnson & Johnson
Il dottor Marks, per conto delle agenzie sanitarie americane, ribadisce che “il meccanismo alla base degli eventi di coagulazione del sangue tra coloro chehanno ricevuto il vaccino Johnson & Johnson rimane sconosciuto” ma egli aggiunge che “ciò che si sta osservando con il vaccino J&J è molto simile aquello che è stato visto con il vaccino AstraZeneca”. L’eminente scienziato sottolinea inoltre che i due vaccini in comune hanno il vettore adenovirale, con un’unica differenza. Quello di Astra Zeneca è un vettore adenovirale derivato dallo scimpanzé, mentre quello di J&J è un vaccino a vettore adenovirale umano”. Ciò detto, l’esperto tiene a precisare che “non si possono fare delle dichiarazioni ufficiali in tal senso, ma non c’è dubbio che ambedue i vaccini provengono dalla stessa classe generale di vettori virali”.
Carmelo Agostino*
*Farmacista e dirigente d’azienda con oltre 34 anni di esperienza nello sviluppo e commercializzazione dei farmaci in Italia.