Val di Noto / Il terremoto del 1693 che sconvolse la Sicilia

0
388
Terremoto Val di Noto 1693

Oggi siamo abituati a vedere Catania come una delle icone del barocco. Forse non tutti sanno però che tale fama nasconde un catastrofico evento: il terremoto della Val di Noto del 1693. È considerato oggi, con grado stimato tra il settimo e il nono della Scala Mercalli, il più forte terremoto mai registrato sul territorio Italiano.

Val di Noto / Il terremoto del 1693 che sconvolse la Sicilia

La Sicilia di per sé è un territorio fortemente sismico per via della collisione tra la fine della placca africana e l’arco calabro, faglie tettoniche che separano la Sicilia dal resto della penisola. A conferma di ciò fin dal 1169, col terremoto di Sant’Agata, si registrano periodicamente scosse disastrose negli annali storici. Spesso pure connesse con le pericolose eruzioni dell’Etna, che metteva a dura prova i paesi della regione. E allora, peggio di ora, per le vittime non vi era altra possibilità che adeguarsi con i rischi del caso.

Il terremoto della Val di Noto consistette in uno sciame sismico che coinvolse la Sicilia orientale tra il 9 e l’11 gennaio 1693, con epicentro nella costa a largo di Catania. Per tale ragione, dopo i tre terremoti la popolazione sopravvissuta dovette pure affrontare un violento maremoto che coinvolse l’intera costa ionica. Arrivando a colpire pure le zone più lontane dall’epicentro come la Calabria e Messina. Il tutto seguito dall’eruzione dell’Etna, connessa alle scosse, giusto per non farsi mancare nulla.

Val di Noto / Il terremoto del 1693 che sconvolse la Sicilia

Il risultato devastante di queste calamità fu il cambio sensibile della morfologia del territorio, spaccato o franato, che vide in alcuni casi anche fughe di gas dal sottosuolo. In termini di danni, i terremoti causarono la distruzione di tutti i centri abitati da Catania in poi, con innumerevoli crolli e scosse percepite fino a Palermo. Il tutto, con una stima tra i quaranta e sessantamila morti: quasi la metà della popolazione di allora nelle aree colpite. Nella sola Catania, all’epoca di diciannovemila abitanti, né morirono dodicimila. Ovviamente poi le condizioni dei sopravvissuti risultarono a dir poco precarie. Falcidiati da fame e freddo, alcuni centri furono sfollati del tutto e lasciati in mano agli sciacalli.

Terremoto Val di Noto 1693

Tra i primi necessari provvedimenti del Viceré, vi fu il permesso dell’importazione dei beni di prima necessità da tutti i paesi, persino quelli nemici della Spagna. Riaprì la zecca di Palermo, per alimentare l’approvvigionamento di fondi per la ricostruzione, affidati il 15 gennaio a Giuseppe Lanza, duca di Camastra, il tutto con ampissimi poteri.

Val di Noto / Il terremoto del 1693 che sconvolse la Sicilia

Vari ceti sociali influenzarono la ricostruzione, influendo anche sulla successiva collocazione dei nuovi centri abitati, coinvolgendo una grande quantità di forza lavoro già dopo i primi quattro mesi dal terremoto, quando aprirono i primi cantieri. Il risultato fu la ricostruzione in tempi rapidi dei centri coinvolti, modernizzati in stile barocco e con innovazioni urbanistiche che avrebbero limitato i danni. Come ad esempio la costruzione di vie più ampie, l’uso di volte finte e pilastri robusti.

Per citare alcuni esempi, Catania venne ricostruita sulla vecchia pianta urbana con le grandi strade e i palazzi barocchi in pietra lavica ancora oggi presenti. Altri centri vennero ricostruiti, come Siracusa, seguendo l’andamento viario originario. Infine, certi centri vennero ricostruiti da altre parti. Come Noto, oggi è divisa tra la sua nuova collocazione e quella vecchia, patrimonio culturale ma disabitata. Nella pratica, i centri urbani coinvolti si rigenerarono, presentando un caso unico nella storia italiana dove un evento di tale portata divenne occasione di progresso quantomeno urbanistico e architettonico, seppure al prezzo inenarrabile di un’immane tragedia.

Giuseppe Emanuele Russo

Print Friendly, PDF & Email