Si è tenuto ieri, giovedì 19, nella sala Augustinus del Santuario di Valverde, l’incontro su “Nuove risposte ai bisogni in campo economico”.
Argomento dell’incontro l’economia di comunione, ideata nel 1991 da Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei Focolari. Ad introdurre padre Nei Màrcio Simon e il sindaco Rosario D’Agata.
Gloria La Piana, membro del movimento dei Focolari, ha chiarito: «L’economia di comunione è conosciuta in gran parte del mondo, ha attirato l’attenzione di economisti, politici e di gente comune», e spiegato a cosa servono i beni, il denaro e a chi appartengono.
«Esistono due principi regolatori che si alternano – ha detto Gloria −, la destinazione universale dei beni e la proprietà privata. Il continente americano e africano non consideravano la proprietà privata e tutti potevano usufruire dei beni. I greci consideravano pericolosi i beni e il denaro; per i romani lo scopo di vita era il denaro. Secondo le religioni, l’interesse per i beni non consente di realizzare la felicità. Gli individui devono pensare al bene comune e non solo a soddisfare il proprio io”.
«Secondo il pensiero socialista comunista, tutti hanno il diritto di utilizzare i beni in egual modo, evince dunque il principio di uguaglianza; per la corrente liberista, tutti hanno il diritto di guadagnare e di decidere come utilizzare le proprie cose, evince qui il principio di libertà. Abbiamo dimenticato quello di fraternità. Per Igino Giordani, ad esempio, i propri beni devono essere riutilizzati per l’altro. La miseria non va sconfitta solo con gli investimenti economici, bisogna puntare sulla creazione di nuovi rapporti fra i popoli. Non possiamo essere felici se non siamo attenti all’altro; dobbiamo riappropriarci della reciprocità, donare il nostro tempo. La miseria, attraverso la condivisione, può essere sconfitta e la povertà può riacquistare il valore più bello».
«Chiara Lubich, − ha aggiunto – nel 1991, dopo aver attraversato la città di San Paolo, in Brasile, e avendone notato la povertà, ha sentito l’esigenza di dover fare qualcosa per i fratelli più poveri; offrire loro lavoro per formare uomini nuovi, escogitando l’economia di comunione. L’Edc comprende tre principi: la ricapitalizzazione dell’impresa, la cultura del dare e il terzo principio riguarda gli indigenti.
L’imprenditore reinveste nell’azienda stessa , offre nuovi posti di lavoro e maggiori risorse. L’impresa diventa quasi un bene comune».
Interviene Guido Minà: «La nostra società civile è basata sulla competizione. Il capitalismo è qualcosa che non può vivere a lungo; bisogna trovare un modello alternativo che rende obsoleto quello presente. L’economia sociale vuole far scomparire i “dinosauri” di una economia capitalistica».
In quanto fondatore della cooperativa sociale “Le terre del Tau”, gli abbiamo chiesto di illustrarci le attività svolte.
« È una cooperativa di tipo b – ci ha spiegato – può fare attività commerciale, ha molteplici finalità: recuperare terreni abbandonati, convertirli in produzioni biologiche, far lavorare persone svantaggiate, creare occupazione, parte della produzione agricola viene venduta e una parte consistente viene donata alle persone bisognose. Con il ricavo che tiriamo fuori dalla vendita di parte dei prodotti, possiamo implementare l’azienda e produrre di più per la stessa vendita e per le persone che hanno bisogno».
Un incontro interessante che ha suscitato la partecipazione del pubblico.
Graziella De Maria
Iniziativa bella, concreta e molto opportuna! Speriamo davvero che lo spirito e le imprese di Economia civile e di comunione si diffondano sempre più. Soprattutto che si diffonda questa “cultura”:non si vede altro sbocco positivo per questa società imbestialita a causa dell’egoismo e del Dio Mammona.
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