Sabato 21 ottobre alle 19,30, nel salotto della Pro Loco di Valverde, appuntamento con la poetessa Maria Grazia Falsone, che mediante alcune letture, presenterà al pubblico le sue opere, a partire da “Appunti di viaggio” del 2004 e, al tempo stesso, si farà conoscere come persona, raccontandosi. L’incontro è così intitolato “La favola del disarmo. Echi di… versi”.
Novità della poesia dell’autrice è saperla porgere allo spettatore attraverso incontri culturali, che fondono parole, musica e spettacolo. Lo spettacolo della Falsone è infatti unito a proiezioni, alla musica di sottofondo, alla coreografia del ballo, al canto, al mimo.
Maria Grazia Falsone nasce a Campobello di Licata (AG) da Giuseppe e Carmen Camilleri. Trascorre la prima infanzia tra Sermoneta (LT) e Gavignana (RM). Vive ad Acireale dal 1974. Responsabile del “Cenacolo del Galatea”, collabora con radio e televisioni locali nella quale gestisce programmi culturali. Nell’emittente televisiva “Antenna Sicilia”, nel programma “Azzurro”, ha condotto una rubrica culturale con lo slogan “Quando la Poesia fa spettacolo”. Ama la poesia quanto la musica. Lo stesso amore l’ha condotta alla pubblicazione della sua prima silloge di poesie “Appunti di viaggio” nel 2004. Pubblica in seguito “Il senso della vita”, presentato su Rai uno nel programma di Gigi Marzullo, “L’appuntamento”; con quest’opera ha vinto l’edizione 2011 del Concorso internazionale “Accademia G. Leopardi” e il Premio “Filippo Tommaso Marinetti, Futurista a Milano”. Con il libro “Respiro di… verso nel tempo” ha vinto il Premio nazionale “San Carlo Borromeo”, il premio nazionale a La Spezia “Shelley e Bayron”. L’ultima opera “La Favola del Disarmo” ha ricevuto il premio internazionale “Il Leopardi d’oro”, per divulgare la letteratura e l’arte in Italia e nel mondo e, a Caserta, il premio “Domus artis mater”.
L’abbiamo incontrata prima dell’evento per conoscerla meglio e ci ha detto, tra l’altro: “Sin da piccolina sono stata una persona molto sensibile e ricca di fantasia. Ciò mi ha portato a creare il famoso diario segreto, in cui appuntavo tutte le cose che mi dettava il cuore. La poesia non è altro che la voce dell’anima, lo scrittore dà voce alle emozioni, alle sensazioni che vengono dall’interno. Metaforicamente dico spesso che il poeta si identifica con l’aquila: l’aquila scende giù sulla terra per poco e poi risale nel suo mondo, pur avendo contatto con gli altri torna nei suoi silenzi, nella sua solitudine”.
“Mi sono accorta che la poesia era il mio percorso nel momento in cui ho capito che tutto quello che scrivevo non era qualcosa di mio, ma che stavo scrivendo qualcosa per l’umanità. Quello che trascrivevo – continua – lo vivevano anche gli altri, quindi ho poi superato questo senso di timidezza e capito che non stavo parlando solo di me, ma del vissuto di molte persone. Superata questa fase ho iniziato a partecipare a dei concorsi che ho vinto e che, di conseguenza, mi hanno fatto capire che era quello il percorso che dovevo seguire. Il punto è riuscire a capire cosa si vuole fare della propria vita e cercare di fare sempre meglio. Uno dei premi molto belli ricevuto è quello di “Ercole Patti”, per l’abbinamento delle varie forme d’arte alla poesia, rendendola quasi umana; il messaggio diviene così ancor più amplificato”.
A Maria Grazia Falsone abbiamo poi posto tre domande.
-È figlia d’arte oppure la scrittura è una passione che parte da sé stessa?
“Il grande Camilleri da parte di mamma scriveva. Molti si chiedevano come mai non ho usato l’escamotage di usare il suo cognome per farmi più strada. Assolutamente no. Io sono io, sono una poetessa, con il mio nome e cognome, e vado avanti con quello che propongo, sperando possa essere interessante ed emozionare. Questi sono i miei obiettivi. Trasmettere l’emozionalità a chi legge o segue i miei spettacoli”.
-C’è il progetto di un’altra opera?
“Beh, l’ultima è uscita da un anno, “La favola del disarmo”. Questo titolo lo desideravo in quanto volevo mettere qualcosa dei “grandi”. “La favola del disarmo” è tratto da “Odi e Inni” di Giovanni Pascoli. Volevo ricordare questo poeta che adoro tantissimo”.
-Si rifà alla poetica del “fanciullino”?
“Si, bisogna porsi come un fanciullino dinanzi alla vita, con quella semplicità che permette di fare da tramite alle sensazioni e alle emozioni che si vivono. Adoro anche Alda Merini, ho conosciuto le sue figlie, mi hanno apprezzata. Ho dedicato alla mamma diverse poesie inserite nel libro e quando lo hanno letto si sono emozionate”.
Graziella De Maria