Vangelo della domenica (1 novembre) / Con la povertà di spirito si vive da autentici cristiani

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Canto al Vangelo ( Mt 11,28 )
Alleluia, alleluia. Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi; ed io vi darò ristoro.
Alleluia
Vangelo ( Mt 5,1 – 12a )
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.
Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». Parola del SignoreRiflessione
La Liturgia di questa domenica presenta il brano del vangelo di Matteo nel racconto della proclamazione delle beatitudini da parte di Gesù.
Il brano si apre con l’immagine di Gesù che vedendo le folle sale sul monte per parlare ed insegnare a loro. Il monte è il luogo dove Dio ha parlato al suo popolo diverse volte e qui a tal proposito è da notare la puntualizzazione di Matteo nel rilevare che Gesù “vede la folla” e sale sul monte per parlare loro. Gesù si accorge della folla, cioè dell’umanità bisognosa di ascoltare la sua voce e si siede per intrattenersi e comunicare loro la parola che salva.
E dal monte Gesù proclama le “Beatitudini”, proclama cioè lo stile di vita che ogni cristiano deve vivere per dirsi autenticamente discepolo di Cristo.
E la prima condizione per vivere da autentici cristiani è la povertà di spirito.
E’ infatti la prima beatitudine proclamata da Gesù: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”. Qui il termine povero non indica colui che ha poco rispetto al ricco che possiede tanto, ma il termine greco usato indica colui che si nasconde, mendicante, colui che non ha niente e vive solo di dono. I poveri in spirito sono gli umili di cuore, in contrapposizione agli orgogliosi di “dura cervice”.  Il povero è umile perché sa di ricevere tutto dall’altro; la povertà è il vuoto dentro il quale si permette di ricevere, è la prima caratteristica dell’amore.
Dio al povero in spirito dona se stesso, il suo amore, ed è per questo che Gesù afferma che il povero in spirito è beato e di esso è il regno dei cieli.
Le altre beatitudini saranno allora la logica conseguenza di chi vive la prima beatitudine.
Solo chi sa di essere nulla può fare spazio dentro di sé al “Tutto” che è Dio; solo chi consegna la propria vita all’Amore può vivere la  gioia dei beati sin da adesso: il verbo usato da Gesù infatti è al presente, rispetto agli altri che sono al futuro, tranne l’ultima beatitudine: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”.

Letizia Franzone

 

 

 

 

 

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