Canto al Vangelo (2 Cor 5,19) Alleluia, alleluia. Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione. Alleluia
Vangelo (Lc 15,1-32)
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”». Parola del Signore
Riflessione
La liturgia domenicale continua a leggere il vangelo dell’ Evangelista Luca. Dopo i precedenti capitoli, nei quali si metteva in evidenza l’ importanza dell’umiltà e della povertà per un autentica sequela cristiana, in questo brano del vangelo, Luca riporta le tre parabole della Misericordia raccontate da Gesù dentro un significativo contesto. Lo scenario del racconto è dato dalla presenza di pubblicani e peccatori che ascoltavano Gesù, mentre i farisei e gli scribi mormoravano tra loro perché Gesù accoglieva i peccatori. Ed è proprio di fronte a questo scandalizzarsi dei farisei che Gesù parla della Misericordia del Padre. In queste parabole si mette in evidenza la ricerca di Dio per chi è perduto, per chi è lontano dall’amore. Come il pastore si mette alla ricerca della pecorella smarrita e la donna della sua moneta perduta, allo stesso modo Dio cerca il peccatore, come ricorda s. Paolo nella Seconda lettura dicendo che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori. L’ amore misericordioso di Gesù scandalizza i ben pensanti, coloro cioè che racchiudono la fede dentro gli schemi di una legge osservata soltanto come precetto e non vissuta invece come dono. Si fa fatica spesso a comprendere la paziente attesa di Dio, di questo Padre di misericordia che attende il ritorno del figlio lontano dal suo amore. E si fa ancora più fatica a comprendere la grandiosità dell’abbraccio misericordioso di questo Padre dato al figlio che ritorna. Ma la novità portata da Gesù consiste proprio in questa pienezza dell’amore che và oltre l’osservanza sterile dei precetti, per raggiungere la vetta del perdono. Il discepolo di Cristo è chiamato a vivere questa pienezza di amore, non scandalizzandosi di fronte a questo amore misericordioso, ma ponendosi invece in atteggiamento di attento ascolto della sua Parola , possa invocare insieme al Salmo “Ricordati di me, Signore, nel tuo amore”.
Letizia Franzone