Vangelo della domenica (15 ottobre) / Chi non sa riconoscersi peccatore non sa accogliere l’amore di Dio

0
99

Canto al Vangelo (Ef 1,17-18)
Alleluia, alleluia.
Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo
illumini gli occhi del nostro cuore
per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati.
Alleluia

Vangelo (Mt 22,1-14)
In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole (ai capi dei sacerdoti e ai farisei) e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire.
Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città.
Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali.
Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.
Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
Parola del Signore.

Riflessione
La Liturgia domenicale continua a presentare il vangelo di Matteo nei racconti delle parabole enunciate da Gesù ai capi dei sacerdoti ed ai farisei. Il brano del Vangelo di questa domenica racconta di un re che manda i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze di suo Figlio per parteciparvi, ma questi non vollero andare. Presi dalle loro occupazioni, non si curarono di accogliere l’invito. Il re, allora, adirato, mandò i suoi servi a chiamare chiunque trovassero per le vie, poiché  gli invitati non erano stati degni, non avendo accolto il suo invito. Entrato il re, osservò i commensali e si accorse che uno di questi non aveva la veste nuziale, chiamò allora  gli inservienti e lo fece buttare fuori, poiché “Molti infatti sono chiamati, ma pochi gli eletti”.
Il significato di questa parabola è chiaro, Dio chiama a partecipare del suo amore e a vivere la vita come chiamati a lavorare per il suo Regno, ma spesso accade, come nel racconto, che gli invitati non accolgono l’invito, lasciandosi prendere dalle proprie occupazioni. Spesso non ci si accorge neppure di essere chiamati e invitati a partecipare della gioia che Dio vuole donarci; molte le distrazioni, molte le preoccupazioni, varie le presunzioni e convinzioni di autosufficienza. Ma Dio continua a chiamare, non si stanca, come nella parabola.
Ma per partecipare dell’amore di Dio, per vivere autenticamente da figli, e non solo da chiamati o invitati, è necessario indossare la veste nuziale, cioè è importante riconoscersi peccatori e bisognosi della misericordia di Dio. Il commensale che fu gettato fuori perché non indossava la veste nuziale rappresenta colui che magari accoglie l’invito, ma non riconoscendosi peccatore e bisognoso di perdono, non sa accogliere la misericordia di Dio, e a sua volta non sa essere lui stesso misericordioso con gli altri fratelli. La veste nuziale è l’amore di Dio che riveste l’uomo dandogli la dignità di figlio amato dal Padre. Non basta soltanto, dunque, accogliere l’invito di Dio, ma è necessario accogliere pienamente  l’amore di Dio facendolo  entrare nella propria vita, fino al punto di cambiarne la veste, spesso misera, per indossarne quella nuova, la veste nuziale. E’ necessario, come prega il Canto alleluiatico, che “Il Padre del Signore nostro Gesù Cristo illumini gli occhi del nostro cuore per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati”.

Letizia Franzone

Print Friendly, PDF & Email