Canto al Vangelo ( Cfr. 2 Cor 5,18 )
Alleluia, Alleluia. Dio ha riconciliato a sè il mondo in Cristo, affidando a noi la parola di riconciliazione. Alleluia
Vangelo ( Lc 15, 1 – 32 )
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
Parola del Signore
Riflessione
La Liturgia di questa Domenica presenta il brano del vangelo di Luca nel racconto delle tre “Parabole della Misericordia” insegnate da Gesù. Significativo è da rilevare il contesto dentro il quale Gesù si trova a raccontare queste Parabole: si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani ed i peccatori per ascoltarlo. Mentre i farisei e gli scribi mormoravano dicendo: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”.
Da notare qui che i pubblicani e i peccatori, la gente cioè che al tempo di Gesù era allontanata e disprezzata dagli scribi e dai farisei perché giudicati indegni, si avvicinavano a Gesù, desiderosi di ascoltare la sua parola; a differenza invece dei farisei , coloro cioè che osservavano la Legge, che stavano lì non per ascoltare Gesù, ma per giudicarlo perché accoglieva quella gente da loro disprezzata.
Di fronte a questo scenario Gesù racconta queste tre Parabole per insegnare che Lui è Padre misericordioso che attende il ritorno di ogni figlio lontano; e quando questo figlio è ritrovato, lo abbraccia, gli toglie gli stracci che la miseria della sua condotta gli aveva messo addosso e lo riveste con la veste nuova del suo amore, e fa festa con gli amici.
Queste Parabole insegnano anche che non bisogna giudicare e a non essere gelosi della bontà di Dio verso coloro che ai propri occhi appaiono indegni dell’amore e del perdono, perché solo Dio conosce i segreti del cuore e a Lui solo spetta il giudizio.
L’uomo vede l’apparenza, Dio guarda il cuore. Gesù esorta ad essere misericordiosi gli uni verso gli altri e a rallegrarsi del reciproco ritorno all’ Amore, come insegna il Padre della Parabola al figlio maggiore: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.
Letizia Franzone