Vangelo della domenica (2 ottobre) / La logica di Gesù non è quella del ricevere ma del donare

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Canto al Vangelo (1Pt 1,25)

Alleluia, alleluia
La parola del Signore rimane in eterno:
e questa è la parola del Vangelo che vi è stato annunciato.
Alleluia

Vangelo (Lc 17,5-10)

In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potrestepsx_20161001_222607 dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe. Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Parola del Signore

Riflessione

Il brano del vangelo di Luca, che la liturgia di questa domenica ci propone, mette in evidenza l’importanza della fede e dell’amore gratuito per una vita autenticamente cristiana. Il brano si apre con la richiesta ben precisa dei discepoli al Signore: “Accresci in noi la fede!”. Gesù a questa richiesta risponde con l’immagine del granello di senape che, pur essendo un piccolo seme, porta dentro di sé una forza vitale. Allo stesso modo l’uomo che ha fede in Dio, pur essendo piccolo e debole, diventa capace di cose belle poiché fonda la propria vita in Dio “Tutto posso in colui che mi dà la forza” (Fil 4,13). Aver fede significa non confidare nelle proprie possibilità e capacità, lasciando che sia Dio ad agire come ci dice san Paolo: “Quando sono debole, è allora che sono forte” (2Cor 12,10). Dalla fede personale dell’apostolo, il brano passa ad evidenziare il suo impegno apostolico di annuncio agli altri. L’apostolo è paragonato al servo perché non appartiene a sé. Questo essere servo denota la massima espressione della libertà di amare, poiché appartiene tutto a Dio e ai fratelli. Il ministero apostolico è per sua natura servizio. Come il servizio del servo non appartiene a sé ma al suo padrone, così il servizio apostolico appartiene a Dio e quindi è gratuito, poiché “Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” (Mt 10.8). Alla fine di ogni attività apostolica, bisogna ritenersi, come dice Gesù, servi inutili, cioè persone che non cercano un proprio utile se non quello dell’annuncio del Vangelo. La logica evangelica infatti, non è quella di dare per ricevere, bensì, quella del donare.

Letizia Franzone

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