Vangelo della domenica (22 marzo) / Chi ascolta la parola di Dio, lava lo sporco del suo cuore e vede la luce del mondo

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Canto al Vangelo ( Cfr. Gv 8,12 )
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio! Io sono la luce del mondo, dice il Signore; chi segue me, avrà la luce della vita. Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!
Vangelo ( Gv 9,1 – 41 )
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!».
Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: Va’ a Sìloe e làvati!. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo».
Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».
Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?».
Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla».
Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi».
Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane».
Parola del Signore.
Riflessione
La Liturgia di questa quarta domenica di Quaresima detta: Domenica Laetare, domenica della gioia, ci presenta il brano del vangelo di Giovanni nel racconto della guarigione del cieco nato.
Il brano inizia dicendo che Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e si conclude con la guarigione del cieco e la sua professione di fede in Gesù.
Attorno a questo episodio vi sono le dispute di coloro che pur vedendo non comprendono chi fosse realmente Gesù.
Gesù passa e vede la cecità di un uomo che sapendo di essere cieco non osava camminare: stava lì, seduto a mendicare. Gesù tocca i suoi occhi e lo invita ad andarsi a lavare nella piscina di Siloe, che significa dell’inviato. L’uomo và alla piscina cieco e ritorna guarito dalla sua cecità.
Appena gli si aprono gli occhi quest’uomo diventa capace di annunciare la meravigliosa opera compiuta in lui da Gesù non temendo il giudizio e il dissenso dei presenti: “L’ uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: Và a Siloe e lavati! Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista”. Il mendicante cieco, seduto ai margini della società, si lascia toccare dalla parola di Dio, si lascia raggiungere in quella sua fragilità che lo rendeva mendicante e cieco. Raggiunto dalla parola di Dio crede nella sua Parola e và a lavarsi con l’acqua che lo purifica e lo guarisce.
Questo racconto rappresenta tutto il progressivo cammino di fede dell’uomo che ha inizio con il Battesimo, continuando nella sua progressiva conoscenza di Cristo.
Il cieco guarito infatti, inizialmente vede Gesù come l’uomo di nome Gesù, poi come un profeta ed infine come il Messia, il Signore che salva.
Questa quarta domenica di Quaresima è la domenica della gioia perché ricorda che Gesù è la luce del mondo, è la luce che splende nelle tenebre.
Il cristiano non può rimanere cieco, paralizzato a terra come un mendicante, ma deve lasciarsi toccare dalla parola di Dio che lo invita ad alzarsi  e a lavarsi con l’acqua che toglie via lo sporco del cuore. Chi crede di vedere e di sapere, in realtà resta cieco e impedito a riconoscere Gesù che passa.
Il cristiano è chiamato all’umiltà, quell’ umiltà che porta a fidarsi di Dio e a riconoscerlo come luce del mondo che salva e dona la vita, come ricorda il Canto del Vangelo di questa domenica: “Io sono la luce del mondo, dice il Signore; chi segue me, avrà la luce della vita”.

Letizia Franzone

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