Canto al Vangelo (Lc 1,76)
Alleluia, alleluia.
Tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo
perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade.
Alleluia
Vangelo (Lc 1,57-66.80)
Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.
Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome».
Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio.
Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.
Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.
Parola del Signore
Riflessione
La Liturgia di questa domenica presenta il brano del vangelo di Luca nel racconto della natività di san Giovanni Battista. Nella solennità di questa festa la Liturgia ricorda la figura di questo grande profeta che preparò la via del Signore. I genitori di san Giovanni Battista, Zaccaria ed Elisabetta, erano anziani ed Elisabetta era sterile e non avevano potuto avere figli. Questa impossibilità aveva da sempre rattristato il cuore di questi genitori osservanti della Legge di Dio. Fino a quando un giorno, mentre Zaccaria svolgeva il suo ufficio nel Tempio, un angelo di Dio gli preannunciò la nascita di un loro figlio che avrebbero chiamato Giovanni, perché Dio aveva ascoltato le loro preghiere e aveva usato misericordia. Di fronte a tali parole Zaccaria stentò a credere poiché sua moglie Elisabetta era sterile ed entrambi erano anziani. Questa incredulità iniziale lo portò a restare muto fino alla nascita del loro figlio Giovanni. Quando si ragiona con la logica umana e con i criteri di questa logica, si fa fatica a credere alle parole di Dio che smontano le logiche rassegnazioni di una possibile novità che invece Dio vuole donare alla vita dell’uomo. E il dubbio porta a restare muti, paralizzati nel timore e nell’incapacità di raccontare la meraviglia di un amore che vuole operare nella vita degli uomini. Solo quando si accoglie con fede la parola di Dio, le labbra si aprono alla lode e alla gratitudine, così come il brano del Vangelo racconta di Zaccaria: “All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio”. Aprendosi al dono di Dio il cuore dell’uomo riconosce le meraviglie che Dio opera, sentendo il bisogno di intonare il canto di lode e di ringraziamento come il Salmista biblico che esclama nel Salmo responsoriale di questa domenica: “Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda. Meravigliose sono le tue opere, le riconosce pienamente l’anima mia”. E Giovanni cresceva e si fortificava nello spirito; la parola di Dio ascoltata, accolta e vissuta, fa crescere l’uomo fortificandolo nella fede e nella vita.
Letizia Franzone