Vangelo della domenica (5 maggio) / E’ vuota una vita non vissuta in unione con Dio

0
115

Canto al Vangelo
Alleluia, alleluia. Cristo è risorto, Lui che ha creato il mondo e ha salvato gli uomini nella sua misericordia. Alleluia

Vangelo ( Gv 21,1-19 )

In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò.
Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
Quand’ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli disse di nuovo, per la seconda volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene». Gli disse: «Pascola le mie pecore». Gli disse per la terza volta: «Simone, figlio di Giovanni, mi vuoi bene?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli domandasse: «Mi vuoi bene?», e gli disse: «Signore, tu conosci tutto; tu sai che ti voglio bene». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità io ti dico: quando eri più giovane ti vestivi da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti vestirà e ti porterà dove tu non vuoi». Questo disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E, detto questo, aggiunse: «Seguimi». Parola del Signore

Riflessione

La Liturgia di questa terza domenica di Pasqua, presenta il brano del vangelo di Giovanni nel racconto dell’apparizione di Gesù Risorto ai discepoli. Il brano inizia specificando il modo in cui Gesù appare ai discepoli, dicendo che apparve loro lungo la riva del mare di Tiberiade, all’alba, dopo che Simon Pietro e altri discepoli  avevano passato tutta la notte sulla barca senza pescare niente. E’ significativo sottolineare il contesto dentro il quale i discepoli incontrarono il Risorto per comprendere il messaggio di questo brano. Giovanni specifica infatti che Simon Pietro decide di andare a pescare e gli altri discepoli insieme con lui uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. I discepoli decidono di uscire fuori dal luogo in cui si trovavano per andare a pescare; la pesca è figura della missione che Gesù aveva dato loro, quella cioè, di essere pescatori di uomini. Trascorrono tutta la notte sulla barca ma senza alcun risultato. .
Ogni iniziativa apostolica se non scaturisce dall’unione con Dio, non porta ad alcun risultato; si rimane nella notte con le reti vuote.
Solo all’alba, dalla riva, qualcuno li chiama dicendo loro: “Figlioli, non avete nulla da mangiare? E’ vuota ”. I discepoli gli risposero di no, non comprendendo che fosse il loro Maestro. Allora Gesù  indicò di gettare le reti dalla parte destra della barca e i discepoli, gettatele, non riuscirono a tirarle su per la grande quantità di pesce pescato.
Nel vedere questo, quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “E’ il Signore”. Il Risorto è riconosciuto subito da quel discepolo che aveva chinato il capo sul petto di Gesù la sera prima della Passione, e che poi si ritrovò sotto la Croce, e dopo l’annuncio della Maddalena corse  per primo insieme a Pietro al sepolcro, scorgendo i segni della Resurrezione.
Solo chi vive dentro il dialogo intimo della preghiera può riconoscere il Risorto che passa nella propria vita.
Nella parte centrale del brano si legge che Gesù invita i discepoli a cenare con Lui; qui il brano riporta all’ultima Cena, quando Gesù istituì il Sacramento dell’Eucarestia, spezzando il pane con i suoi discepoli. Ed è in questo contesto che anche gli altri discepoli riconoscono in colui che li invita a mangiare, il loro Maestro,  Gesù disse loro:“Venite a mangiare”. E nessuno dei discepoli osava domandargli; “Chi sei?”, perché sapevano bene che era il Signore. Il riconoscimento di Gesù scaturisce dalla comunione con Lui, dal partecipare al suo banchetto eucaristico.
Significativa anche la parte finale del brano, quando Gesù chiede per ben tre volte a Simon Pietro: “Simone, figlio di Giovanni , mi ami?”. Qui Gesù chiama Pietro col suo nome di origine chiedendogli se lo amasse, e lo fa per tre volte. Pietro comprende e ricorda la sua fragilità vissuta nel cortile la sera della cattura di Gesù, prima della Passione. In quel cortile infatti, Pietro rinnegava per ben tre volte il suo Maestro, per paura. Adesso è come se il Risorto lo guarisse da quel ricordo che forse non lasciava totalmente in pace Simone, figlio di Giovanni. A questa domanda di Gesù, Pietro risponde per tre volte: “Certo Signore, tu lo sai che ti voglio bene” . La fragilità di Simone adesso è sanata dentro questo dialogo di amore con il Risorto; Simone, adesso, non basa la sua fedeltà sulle proprie forze e sulla propria presunzione, bensì sposta la sua certezza in Gesù, dicendogli: “Signore, tu sai che ti voglio bene”, come a dire: “Signore, Tu solo mi conosci bene e le mie debolezze, le mie fragilità, i miei tradimenti, non ti sono nascosti, ma sai anche che  nella tua fedeltà , nel tuo amore per me, anch’io saprò riconoscerti e amarti, saprò esserti amico”.
Simone adesso, dopo l’esperienza della sua fragilità e del sentirsi amato e perdonato da Gesù, sa che l’essergli amico è solo dono di Dio e non sua capacità. Adesso Pietro è pronto per accogliere con fermezza la missione affidatagli da Gesù, quella cioè, di pascere il suo gregge, accanto al Pastore bello:Gesù! E Gesù disse a Pietro:“Seguimi ”.

Letizia Franzone

Print Friendly, PDF & Email