Canto al Vangelo (Gl 2,12-13) Lode e onore a te, Signore Gesù! Ritornate a me con tutto il cuore, dice il Signore, perché io sono misericordioso e pietoso. Lode e onore a te, Signore Gesù!
Vangelo (Gv 8,1-11)
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo. Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani. Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più». Parola del Signore.
Riflessione
Il brano del vangelo di Giovanni che la liturgia di questa quinta Domenica di Quaresima ci presenta, ci mette subito in evidenza l’amore di Gesù per l’uomo, per ogni uomo. Il racconto spiega molto bene l’atteggiamento di Gesù verso i peccatori. Egli perdona i peccati e insegna che l’importante non è essere giusti, ma amare di più; e amerà di più colui al quale è stato perdonato di più (cf. Lc 7,47). Il brano inizia con una breve introduzione nella quale l’Evangelista descrive il contesto in cui si articola il racconto, per andare subito dopo al tema centrale scaturito dalla domanda degli scribi e dei farisei: “Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”. La legge condannava questa colpa con la lapidazione, e nel brano, chi poneva la donna sotto accusa, erano coloro che osservavano tale legge e che giudicavano chi la trasgrediva. È significativo l’atteggiamento di Gesù di fronte alla situazione posta dagli scribi e dai farisei: il brano dice che si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Questo atteggiamento di Gesù è talmente significativo che Giovanni lo evidenzia per ben due volte. Gesù non ribatte con una risposta, comprende che si tratta di una provocazione, ma non va nemmeno contro la legge; sta in silenzio in atteggiamento di riflessione, invitando i suoi interlocutori a guardare in modo diverso la situazione. Agli accusatori della donna peccatrice pone una domanda: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”. Con questa domanda Gesù invita gli accusatori a guardare dentro di sé e non verso gli altri. Solo così potranno rendersi conto della propria cecità, scoprendosi bisognosi anch’essi di perdono e di misericordia. Il giudizio del Padre non è quello di condanna, bensì è quello di un amore infinito verso i suoi figli. Coloro che accusavano la donna peccatrice se ne andarono uno dopo l’altro. Restò solo Gesù, l’unico giusto che aveva il potere di condannarla, ma le sue parole furono ben diverse dal giudizio dato da chi l’accusava; Gesù infatti dice alla donna: “Nessuno ti ha condannata?”. Ed ella rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù disse: “Neanch’io ti condanno; va’, e d’ora in poi non peccare più”. L’amore, che la donna peccatrice riceve nel perdono, la giustifica, la rende capace di sperimentare l’autentico amore che perdona e fa gioire il cuore di chi è perdonato. Chi sperimenta l’amore gratuito e incondizionato, diventa egli stesso capace di riamare con lo stesso amore di cui egli è amato. È un dialogo breve quello tra Gesù e la donna, ma significativo e fondamentale. Giovanni dà una immagine chiara dicendo che dopo che gli accusatori se ne andarono via, restò solo Gesù. In questo restar soli con Gesù, si può cogliere un possibile insegnamento, quello che ci porta a comprendere che solo quando ci si pone davanti a Gesù, così come realmente si è, si entra in quel solitario dialogo con Lui che libera dall’accusa dei peccati e dalla tante fragilità che ci condizionano. L’amore che perdona, libera la donna, invitandola a ritornare a vivere: “ Va’, e d’ora in poi, non peccare più”.
Letizia Franzone