Vangelo domenica 10 ottobre / Come diventare autentici discepoli di Gesù

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cammello e cruna dell'ago

Canto al Vangelo domenica 10 ottobre ( Mt 5,3 )

Alleluia, alleluia. Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Alleluia

Vangelo  domenica 10 ottobre ( Mc 10,17 – 30 )

In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”».

Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!».

I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».cammello e cruna dell'agoPietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà». Parola del Signore.

Riflessione sul vangelo domenica 10 ottobre

La Liturgia di questa Domenica presenta il brano del vangelo di Marco nel racconto di Gesù che indica la strada per un autentico discepolato.

Il brano inizia con l’immagine di un tale che gettatosi in ginocchio davanti a Gesù gli domandò: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”. A questa domanda Gesù risponde ricordando i comandamenti dati da Dio mediante Mosè e a questa risposta,  l’interlocutore di Gesù sottolinea che lui sin dalla sua giovinezza ha sempre osservato questi precetti.

In questi iniziali versetti è utile evidenziare il fatto che a quest’uomo non si è dato un nome ma lo s’indica come un tale. Un anonimo che può indicare il discepolo che già segue Gesù attraverso l’osservanza dei precetti, ma che ancora sente nel cuore la non pienezza, cercando possibili risposte che lo portino al raggiungimento di quella vita eterna, al raggiungimento cioè, della piena felicità.

Questo tale, infatti, alla vista di Gesù corre verso di Lui chiamandolo Maestro. Lo riconosce come possibile maestro che può dare la soluzione a quella sua inquietudine. Ma ancora non ha stabilito con Gesù un’ autentica relazione di amore: gli manca ancora qualcosa per essere vero discepolo di Cristo. Gesù scorge in lui ciò che ancora gli manca, scorge quella sua fragilità che lo rende schiavo dei suoi averi, delle sue false sicurezze. E fissato lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: Una sola cosa ti manca:va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo, e vieni! Seguimi!”. Ma quel tale, se ne andò triste perché aveva molti beni.

Gesù non giudica la fragilità dell’uomo

E’ da notare l’atteggiamento di Gesù di fronte alla fragilità dell’uomo: non la giudica ma fissa con amore l’uomo che accorre a Lui, lo ama e poi gli rivela la verità di se stesso invitandolo a seguirlo nella povertà del suo spirito, a spogliarsi di tutto ciò che lo rende egoista e presuntuoso.

Il brano si conclude con l’immagine di Gesù che ai discepoli che avevano lasciato tutto per seguirlo, dice che chi avrà lasciato tutto per seguirlo, riceverà cento volte di più di ciò che ha lasciato, insieme alla vita eterna.

La condizione per seguire Gesù è la libertà del cuore, la povertà di spirito; la sola osservanza dei precetti non basta se poi si ha il cuore attaccato ai beni di questo mondo, agli onori. Il vero discepolo è colui che si affida totalmente a Dio, sapendo che solo in Dio può riposare il suo cuore e trovare la vera pace e la vera felicità. Come ricorda il Salmista biblico nel Salmo Responsoriale di questa domenica: “Saziaci, Signore, con il tuo amore: gioiremo per sempre”.

Letizia Franzone