Tutti gli abitanti di Acireale (e dintorni) hanno sentito pronunciare almeno una volta nella vita il nome del pittore Paolo Vasta, ma pochi ne conoscono la storia e i meriti artistici. A chi si diletta a studiar storia spesso capita di imbattersi in delle situazioni in cui viene spontaneo chiedersi “e se…?”. La storia del Vasta è proprio uno di questi casi. Molti studiosi di storia dell’arte non hanno potuto fare a meno di chiedersi come sarebbe stata la vita del pittore se egli fosse nato altrove. Avrebbe avuto la stessa sorte che spetta ai modesti pittori di provincia? Oppure gli sarebbero stati riconosciuti i meriti di caposcuola nella sua regione? Non lo sapremo mai, l’unica via possibile è celebrarne la memoria.
Paolo Vasta / La gioventù del pittore di Acireale
Mentre la Sicilia risorge lentamente dal terribile terremoto del 1693, nasce ad Acireale il 31 luglio 1697 il pittore Pietro Paolo Vasta. Lionardo Vigo scrisse che già in tenera età Vasta dimostrò una spiccata tendenza per la pittura. Sin dagli otto anni cominciò a frequentare le botteghe di pittori locali come Baldassarre Grasso in cui cominciò a abbozzare le prime figure. In seguito divenne discepolo dei fratelli Filocamo. Già dai primi disegni si riconosceva il potenziale dell’artista, ma il suo stile si sviluppò pienamente dopo il suo viaggio fuori dalla Sicilia.
Il viaggio
A soli diciassette anni, nel 1714, il Vasta parte alla volta di Roma, per dedicarsi allo studio della pittura. Come è facile immaginare il viaggio fu pieno di insidie. Infatti molti artisti a lui contemporanei si recavano a Roma solo dopo essersi assicurati la stabilità economica tramite dei matrimoni combinati con le figlie di ricche famiglie locali. Il desiderio di Paolo di raggiungere la maturità artistica fu però più forte della paura e infatti dopo essere arrivato nella Città Eterna riuscì ad ottenere la protezione del Cardinale Ottoboni.
Soggiorno Romano
Gli anni romani sono i più oscuri della vita del Vasta. Dei dipinti di questo periodo non sono rimaste tracce, ma si sa che Paolo fece la conoscenza dei noti pittori Alfani e Roncalli che lo introducono nell’alta società. Qui l’artista apprese avanzate tecniche pittoriche e l’importanza della funzione pedagogica della pittura. All’epoca pochi sapevano leggere, dunque gli affreschi delle chiese servivano a celebrare le scene della Bibbia e ad educare in tal modo i fedeli. Purtroppo in seguito alla morte del suo protettore gli amici Alfani e Roncalli si allontanano da Roma. Proprio in quei giorni il Vasta viene colpito da una terribile tragedia familiare: la morte della figlia Maria Teresa. Il pittore rimane solo e attanagliato dal dolore. L’unica soluzione per lui era tornare nella città natìa.
Ritorno in Sicilia
Nel 1730 il pittore Vasta si trasferisce con la famiglia ad Acireale. In quegli anni Aci era alle prese con la ricostruzione delle chiese che erano state rase al suolo dal terremoto della Val di Noto. Questa fu una grande occasione per il pittore, che inizia la sua attività in Sicilia, mettendo a frutto il bagaglio di conoscenze acquisite a Roma. La sua ascesa è veloce, in pochi anni riesce in un’impresa che non trova riscontro in tutta l’isola: si assicura il monopolio degli affreschi di tutte le principali chiese di Acireale.
In bilico tra modernità e tradizione
Il merito del Vasta è stato quello di opporsi alla parte conservatrice della cultura acese, chiusa verso ogni novità. Egli ha saputo creare delle opere in equilibrio tra le esigenze dei committenti, il gusto popolare ed il proprio senso estetico affinato negli anni romani. Il suo sapersi calare nella tradizione popolare creando forme raffinate gli ha permesso di imporsi come maestro indiscusso fino alla sua morte.
Il rivale storico
Vasta si trovò in contesa legale con il pittore Venerando Costanzo detto “Varvazza” per l’assegnazione di alcuni lavori. Celebre è la “sfida” all’ultimo affresco per aggiudicarsi la decorazione della basilica di S. Sebastiano. Le testimonianze raccontano che Costanzo cinse il muro con una impenetrabile barricata di tavole chiudendone l’ingresso con un catenaccio. Il Vasta terminò i lavori molto rapidamente e per burlarsi del rivale dipinse un catenaccio sulla copertura delle impalcature. Il giorno del verdetto l’affresco di Vasta vinse e il pubblico applaudì all’ingegnosa burla del pittore.
Il tramonto di un artista
Gli ultimi anni del Vasta furono drammatici. Un attacco apoplettico lo lasciò paralizzato, impedendogli di continuare ad esercitare la sua professione. Intanto liti e tensioni familiari aumentano a causa di alcune proprietà. La solitudine e il risentimento lo spingono a fidarsi di alcuni “amici”, interessati soltanto ad appropriarsi dei suoi beni. Come se non fosse abbastanza, i debiti del pittore lo espongono ad un’ultima grande umiliazione: il pignoramento della casa. Quello che era stato il “maestro indiscusso” di Acireale in epoca barocca si spegnerà solo e abbandonato da tutti.
Ulteriori informazioni su Pietro Paolo Vasta sono reperibili sul sito della Biblioteca Zelantea di Acireale.
Cristina Di Mauro