Nella suggestiva e sobria Sala del Buon Consiglio, all’interno della parrocchia vaticana di Sant’Anna, è stata presentata mercoledì 13 aprile l’antologia di Maria Pia Risa Poesie-preghiere da San Francesco ad oggi.
Si tratta del coronamento di una fatica letteraria durata un paio d’anni, alla quale l’autrice si è dedicata con passione e accuratezza, e che finalmente ha visto la luce nei giorni scorsi. I relatori, pochi ma qualificati, hanno evidenziato ciascuno un aspetto particolare della raccolta, a cominciare da don Santino Spartà, che – come più volte ribadito dalla stessa Maria Pia – è stato l’ispiratore dell’opera, avendo “erudito” l’autrice sulla differenza tra poesia religiosa e poesia-preghiera; don Santino si è soffermato sul valore della preghiera, che anche servendosi del mezzo poetico aiuta sempre ad affidare all’Altissimo le proprie invocazioni.
Sono poi intervenuti il vaticanista della Rai Raffaele Luise ed il giornalista Giuseppe Vecchio, direttore della nostra testata, per la quale collabora anche Maria Pia Risa. Luise, considerando che san Francesco d’Assisi è il primo autore riportato nell’antologia, ha rilevato come Papa Bergoglio, che dall’umile santo umbro ha tratto il nome, si ispiri spesso a lui. Mentre Vecchio ha evidenziato quanto sia difficile fare cultura “giù” in Sicilia, dove si soffre anche per un certo modo di guardare dall’alto in basso da parte di chi sta “su”. Ospite d’onore della serata è stato l’arcivescovo congolese mons. Emery Kabongo, per diversi anni segretario personale del Santo Padre Giovanni Paolo II, il quale ha manifestato la sua commozione nel ritrovare nell’antologia alcune composizioni poetiche di Papa Wojtyla.
I vari interventi sono stati moderati dalla “sempreverde” presentatrice Rai Rosanna Vaudetti e intervallati dal musicista Gesuele Sciacca, che con la sua band medico-familiare (perché composta da due medici, lui stesso alla chitarra e Franco Pulvirenti alla fisarmonica, oltre che dalla moglie, da alcuni figli e da un gruppetto di cugini) ha declamato, cantandole, sette poesie della raccolta, da lui stesso musicate: il “Cantico di Frate Sole” di san Francesco, “Infondi la saggezza della pace” di san Giovanni Paolo II, “A filo di cielo” di Angelo Barile, “Non senti Tu, o Signore” di Luca Ghiselli, “Tu navighi sul fiume” di David Maria Turoldo, “La madre” e “Dannazione”, entrambi di Giuseppe Ungaretti.
L’ultimo intervento è stato quello della stessa Maria Pia Risa, la quale, parlando del suo lavoro, ha evidenziato due cose in particolare: la scoperta di poeti ritenuti lontani dal cristianesimo – come Leopardi, D’Annunzio e Montale – ma anch’essi autori di poesie-preghiere, e la presenza di alcune donne, prima tra tutte santa Caterina da Siena, dottore della Chiesa, oltre a Vittoria Colonna, Gaspara Stampa e Ada Negri.
Il pubblico, che ha seguito con attenzione l’evento, era composto in maggioranza dagli amici di Maria Pia Risa, venuti appositamente dalla Sicilia, ma anche da un gruppo di fedeli seguaci dei “mercoledì culturali” che si tengono settimanalmente presso la parrocchia pontificia di Sant’Anna, sotto il coordinamento della prof.ssa Nadia Giudici De Marinis, che anche in questa occasione ha fatto impeccabilmente gli onori di casa. A questo proposito ci corre l’obbligo di correggere una inesattezza nella quale siamo incorsi nel nostro precedente pezzo di presentazione (https://www.vdj.it/?p=38304), in cui avevamo affermato che la chiesa di Sant’Anna è quella in cui quotidianamente celebra la messa Papa Francesco. In effetti, questo è avvenuto una sola volta, tre giorni dopo la sua elezione, mentre il luogo in cui egli celebra abitualmente l’Eucarestia è la chiesa annessa alla residenza Santa Marta. E di questa precisazione ringraziamo proprio la prof.ssa De Marinis, la quale ci ha fatto amabilmente notare la cosa.
L’incontro si è svolto secondo uno stile sobrio e signorile, così come riservato e signorile è stato l’atteggiamento della dott.ssa Risa, visibilmente emozionata, sia per il momento particolare che per il fatto di trovarsi in un così inusuale ed importante contesto.
Nino De Maria