Santuario di Vena, se a trionfare è la pubblicità

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I pannelli pubblicitari antistanti il Santuario

Nel maggio del 1931, l’allora vescovo di Acireale, il piemontese Evasio Colli (Lu, 9 maggio 1883 – Parma, 14 marzo 1971) consacrò il moderno Santuario di Vena, riedificato in quello stesso luogo, in cui, secondo gli storici, è attestata la più antica presenza del culto mariano nel territorio della nostra diocesi; nei pressi di quella sorgente d’acqua, sita “super Mascalas”, di cui nel VI secolo papa Gregorio Magno scrive in una lettera, indirizzata al vescovo di Taormina, Secondino.

la facciata del Santuario di Vena

La nuova costruzione, edificata a partire dal 1905, venne terminata nel 1930. La scelta della data di consacrazione non fu certamente casuale perché nel 1931 si celebrava la ricorrenza del XV centenario del Concilio di Efeso. Il concilio ecumenico, convocato in quella importante città dell’Asia Minore nell’anno 431, che definì la Vergine Maria Θεοτόκος (Theotokos); termine traducibile come “Madre di Dio” (anche se nella lingua greca antica è un sostantivo maschile e significa letteralmente “divinparto”, indicando la divina maternità di Maria).

Le cronache del tempo, riportate sul settimanale diocesano “La Buona Novella” (n. 22, pag. 3, del 21/6/1931), ci ricordano come si svolse la solenne cerimonia, che ruppe la quotidianità del piccolo borgo montano. Gli abitanti di Vena, al suono delle campane, uscirono dalle proprie abitazioni e si recarono (a piedi naturalmente!) nella vicina località di Presa, dove si arrestava la “rotabile”.

Qui giunsero incontro al vescovo, che veniva a consacrare il nuovo edificio sacro, “infiorandogli la strada di fiori campestri”. L’indomani, sul piazzale del Santuario, si svolse la solenne cerimonia, a ricordo della quale venne donata al Vescovo una riproduzione della immagine di Maria SS. della Vena.

A ottant’anni di distanza, però, non sembra esserci molto da celebrare. L’amministrazione comunale di Piedimonte Etneo (nel cui territorio ricade la località di Vena), dopo aver inspiegabilmente rimosso la grande corona del S.Rosario che abbelliva la piazza antistante il Santuario – lasciando la stessa, peraltro, in stato di totale incuria – ha recentemente provveduto alla installazione di supporti per l’affissione di inserti pubblicitari, fin quasi alle porte della chiesa; scelta davvero disdicevole e poco acconcia al luogo sacro.

Non è questo il benvenuto che si aspetterebbero (e si meritano!) i numerosi turisti e fedeli che da tante parti giungono in un luogo di grande suggestione, inserito in un contesto naturale di indubbio fascino, sito alle pendici dell’Etna e da cui si gode con un incantevole panorama sul mar Jonio. È un vero peccato, quindi, constatare come gli amministratori della cosa pubblica non valorizzino affatto il Santuario, non rendendosi conto delle sue enormi potenzialità sotto un profilo turistico e, quindi, pure economico, ed arrivino, anzi, ad osteggiare quelle iniziative portate avanti dalla locale comunità dei fedeli, guidata dal Rettore, don Carmelo La Rosa.