Vernissage / Dal 25 novembre a Catania mostra della pittrice iraniana Rasta: “Distress”, ovvero le inquietudini dell’uomo contemporaneo

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A Catania dal 25 novembre al 22 dicembre, gli spazi espositivi del Caffè Letterario del Palazzo della Cultura, in via Vittorio Emanuele 121, ospiteranno “Distress”, mostra dei quadri della pittrice persiana Rasta, a cura della galleria Beniamin Art, con la direzione artistica di Paolo Greco.
La mostra, realizzata con il patrocinio dell’Accademia di Belle Arti e del Comune di Catania, sarà  inaugurata sabato 25 alle ore 17,30, con la presenza dell’artista e con gli interventi di Virgilio Piccari, direttore dell’Accademia di Belle Arti; di Enzo Federici, docente di Pittura e Ornella Fazzina, docente di Storia dell’Arte nell’Accademia etnea; di Salvo Sequenzia, semiologo e di Tino Vittorio, docente di Storia contemporanea nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Catania.
Rasta Safari, in arte Rasta è nata a Mashad, in Iran nel 1988. La sua formazione è avvenuta nell’Accademia d’Arte dell’Università di Zahedan. Ha partecipato a diverse mostre nel suo Paese e all’estero. Nel 2016-17 su invito della galleria Beniamin Art del collezionista persiano Behnam Fanaeyan ha esposto a Riposto a Palazzo Vigo, a Taormina a Palazzo Duchi di Santo Stefano – Fondazione Mazzullo e a Noto nel Museo Civico ex Convento di Santa Chiara, nell’ambito di collettive a cura di Carmen Bellalba, Ornella Fazzina e Vittorio Sgarbi, dedicate alla pittura d’Oriente.
Le opere di Rasta sono realizzate con colori acrilici e a olio, approfondiscono la condizione di inquietudine dell’uomo contemporaneo, suscitando nell’osservatore sensazioni e stati d’animo di smarrimento e di vertigine.
“Distress” è un “viaggio dentro l’angoscia”. L’autrice ci restituisce un “resoconto lucido, disarmato, dolente”. Il semiologo, Salvo Sequenzia, spiega “Distress” dicendo che: “racconta la condizione di apolide, o di clandestinità, in cui versa l’umano, una moltitudine desiderante che vaga nella Storia, senza la nostalgia di una patria perduta, privata della consolazione del nostos (ritorno), di ogni possibilità di redenzione e di riscatto. […] Rasta Safari si fa cantore dell’esodo immane dei ’naufraghi della globalizzazione’, del loro destino di resa. Denuncia sociale, tensione etica e accoglimento della prossimità innervano l’opera di Rasta Safari, che si precisa in una opposizione radicale a una realtà prestabilita da gruppi sociali egemoni poco inclini a concedere spazio alle alternative e alle possibilità dell’umano, che la giovane pittrice raffigura nella sua incessante peregrinatio per gli arcipelaghi e gli inferni del mondo”. La mostra potrà essere visitata tutti i giorni dalle ore 9 alle 14 e dalle ore 15 alle 19.

Michela Abbascià