Si sentono cifre astronomiche. L’Unione europea sarebbe pronta a stanziare tre trillioni di euro per supportare le spese dei Paesi membri. Tutti gli Stati avviano interventi sociali per proteggere imprese e lavoratori in questo periodo.
Si sente ripetere non basta, non è sufficiente, serve di più.
D’altro canto si dice anche che niente sarà più come prima. Ma che significa?
Il periodo che si apre di fronte a noi è nuovo. Le nostre società cariche delle certezze – alto livello di qualità della vita dei cittadini, sostanziale benessere economico, democrazia e pace – hanno paura di perderle.
Siamo di fronte a un evento tragico che ha bloccato tante attività. Ora è essenziale guardare al futuro, perché la società nella quale abiteremo dipende dai piccoli passi di oggi.
Pioverà una carrettata di soldi. Potremo utilizzarli per indebitarci noi e i nostri figli fino al default, oppure scegliere modi in cui investirli per gettare le basi del domani. Saremo capaci di essere sobri per gestire in modo adeguato le risorse?
Non si potranno sperperare, né seppellirle cercando le soluzioni del passato (se ci prepariamo a qualcosa di nuovo). Qui c’è la sfida politica e il futuro della democrazia.
Cosa impariamo dall’attuale società immobile? Emergono almeno quattro risorse su cui investire.
Lo “Stato”, che funziona, non è anonimo è fatto da persone: sono gli insegnanti delle scuole e delle Università che proseguono il loro servizio, perché il futuro è nelle nuove generazioni; sono i medici e gli infermieri che espongono la loro vita per salvare quella dei nostri malati. Ma i “servitori dello Stato” sono tanti. Forse, oltre a snellire le strutture, dovremmo puntare sulla qualità delle persone e della loro professionalità, dotarle di tecnologie adeguate e valorizzarle di conseguenza.
La comunicazione è un servizio al Paese. L’isolamento e la quarantena ci mostrano quanto media e social siano strumenti per rimanere in contatto a distanza, per lavorare, per arricchire la nostra formazione e informazione. C’è bisogno di infrastrutture adeguate per supportare le “connessioni”.
Il mondo della produzione può conoscere un nuovo sviluppo. Ora abbiamo la consapevolezza che tante attività si possono portare avanti a distanza. Altre attività (industria, agroalimentare, turismo, parte del commercio) devono essere realizzate sul posto. Queste avranno bisogno del supporto maggiore per ripartire in sicurezza. Ma l’indirizzo dato ai contributi da erogare potrebbe stimolare la sensibilità alla sostenibilità ambientale e l’emersione del sommerso, ad esempio.
Infine, le famiglie sono state l’ancora di salvezza. Siamo chiusi nelle nostre case. All’uscita alcune famiglie saranno in grave sofferenza economica e molte psichica. Per ripartire andranno creati anche servizi per supportare quelle in difficoltà.
Andrea Casavecchia