La Solennità del Natale celebra la natività di Gesù, la Parola che si incarna per essere il Dio con noi: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Dio viene a visitare il suo popolo per dimorare tra gli uomini; non è il Dio distante ed estraneo, ma è il Padre innamorato dei suoi figli. Il Natale celebra, per l’appunto, il mistero dell’Incarnazione, Dio che si incarna nel Figlio Gesù per attraversare con l’uomo le stesse sue vicende; si fa compagno di ogni uomo per donargli la sua amicizia e il suo amore. Il Cristo era il Messia annunciato dai profeti e atteso dal popolo d’Israele; l’Antico Testamento annunciava la sua venuta nell’attesa del compimento della Promessa fatta ai Padri nella fede; quest’attesa diventa compimento della promessa nell’Incarnazione di Gesù, di cui il Nuovo Testamento si fa annunciatore della gioiosa notizia. La venuta di Gesù è preceduta dunque dall’attesa, divenendone, in tal senso, elemento caratteristico del periodo che la precede. Anche la liturgia della Solennità del Natale è preceduta da un tempo cosiddetto di Avvento, cioè di attesa alla venuta di Gesù. Tutta la liturgia del tempo di Avvento è caratterizzata dalla gioiosa preparazione spirituale all’incontro con il Dio che si incarna per dimorare tra gli uomini.
La gioia e la bellezza di questa attesa, annunciata e vissuta nella fede, è stata da secoli espressa dalla bellezza dell’arte, quasi a dimostrare la naturale esigenza dell’uomo di celebrare questo grande mistero di amore. Tantissime sono le diverse espressioni artistiche sulla nascita di Gesù, con lo scopo di muovere i fedeli alla gioia della Natività di Gesù. L’uso consolidato della tradizionale rivisitazione dei luoghi e dei tempi della nascita di Gesù, attraverso rievocazioni artistico-figurative, permette di evocare con partecipazione il mistero della Natività. Tra queste espressioni artistico-figurative che ricordano la Nascita di Gesù spicca la tradizionale usanza del presepe. Dalle più antiche iconografie sulla Natività, al presepe di San Francesco, che vede l’introduzione della figura del bue e dell’asino, fino alle avanguardie contemporanee, la gioia di comunicare il mistero di Dio che viene tra gli uomini, muove ancora tanti artisti-artigiani ad esprimere nella semplicità la bellezza della Notte Santa. Ecco cosa sta avvenendo in questi giorni che precedono la nascita di Nostro Signore Gesù nella chiesa parrocchiale di Santa Maria degli Ammalati. Qui, grazie all’ausilio di mani esperte e materiali poveri, la tradizione prende vita con l’utilizzo degli stessi pastori di cartapesta che, il 15 novembre del 1937, l’allora parroco don Mariano Vasta acquistò a Catania. Giorni di attesa e di dedito lavoro che donerà a tanti la gioia di ammirare tanto splendore nella Notte Santa in cui nasce Nostro Signore.
Un’attesa che va preparata e desiderata nella quotidianità della vita. In un tempo in cui l’uomo sembra avere smarrito la gioia di attendere, in un tempo in cui si consumano i giorni dentro preoccupazioni e malcontenti, dove l’accumulo del superfluo sembra essere la soluzione al vuoto interiore che rattrista, e il fare smisurato appare come distrazione alle inquietudini, quell’umile grotta del presepe sembra voler ricordare ancora una volta che il Natale porta in sé la bellezza e la gioia di un incontro: l’incontro tra il Creatore e la sua creatura, dentro quel luogo solitario del cuore, dove l’Amore desidera dimorare.
Letizia Franzone e Giusy Spina