Il card. Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, ha presentato alla stampa il documento con cui si è concluso il pre-Sinodo, a cui hanno partecipato 300 giovani in Vaticano e 15mila attraverso i social. Aprendo i lavori, lunedì scorso, il Papa si è intrattenuto con i protagonisti dell’iniziativa per tre ore e mezza. Riceverà il documento, che costituirà parte integrante dell’Instrumentum laboris del Sinodo di ottobre, dalle mani di un giovane di Panama.
“Un ampio documento”, “un testo condiviso” redatto con “un metodo a tutti gli effetti sinodale”: così il card. Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, ha definito il documento con cui si è concluso il pre-Sinodo dei giovani, presentato oggi presso la Sala Stampa della Santa Sede. Il testo, approvato all’unanimità dai 300 giovani di ogni continente che hanno partecipato ai lavori in Vaticano – aperti lunedì scorso dal Papa, che si è intrattenuto con i giovani tre ore e mezza – è una delle fonti che contribuiranno alla stesura dell’Instrumentum laboris per il Sinodo di ottobre, insieme alle sintesi inviate dalle Conferenze episcopali e dai Sinodi delle Chiese cattoliche orientali, ai risultati del Questionario online proposto ai giovani e agli interventi del Seminario internazionale sulla situazione giovanile organizzato dalla Segreteria generale del Sinodo nel settembre scorso. Tre le parti del documento, precedute da un’introduzione: “Sfide e opportunità dei giovani nel mondo di oggi; fede e vocazione, discernimento e accompagnamento; azione educativa e pastorale della Chiesa”. A consegnare il testo nelle mani di Francesco, ha annunciato il porporato, sarà un giovane di Panama, la nazione che ospiterà la prossima Giornata mondiale della Gioventù nel 2019. Al pre-Sinodo hanno partecipato 15.300 giovani, tra quelli presenti in questi giorni in Vaticano e quelli collegati via social da ogni parte del mondo.
The young Church. “I giovani, che parlano in prima persona plurale, si definiscono ‘the young Church’”, la Chiesa giovane:
“Esiste una Chiesa dei giovani, che non sta ‘di fronte’ o ‘in opposizione’ a una Chiesa degli adulti, ma ‘dentro’ la Chiesa come il lievito nella pasta, per usare un’immagine evangelica”.
È la fotografia scattata dal card. Baldisseri, secondo il quale dal testo “affiora un grande desiderio di trasparenza e di credibilità da parte dei membri della Chiesa, in particolare dei pastori: i giovani si aspettano una Chiesa che sappia riconoscere con umiltà gli errori del passato e del presente e impegnarsi con coraggio a vivere ciò che professa”. Al tempo stesso, “i giovani cercano educatori dal volto umano, pronti se necessario a riconoscere le loro fragilità”. Altre categorie fondamentali del documento sono “vocazione, discernimento e accompagnamento”. “I giovani – ha commentato Baldisseri – soffrono oggi per la mancanza di veri accompagnatori, che li aiutino a trovare la loro strada nella vita, e domandano alla comunità cristiana di farsi carico del loro bisogno di guide autorevoli”. In definitiva, ha sintetizzato il porporato,
“i giovani reclamano una Chiesa ‘estroversa’, impegnata a dialogare senza preclusioni con la modernità che avanza, in particolare con il mondo delle nuove tecnologie, di cui occorre riconoscere le potenzialità e orientare il corretto utilizzo”.
Vizi e virtù del mondo digitale. E ai vizi e alle virtù del mondo digitale è dedicato un paragrafo del documento, in cui definisce il mondo dei social “una parte rilevante” dell’identità dei giovani ma si mette in guardia da un loro “uso sconsiderato”, che può produrre isolamento, pigrizia, desolazione, noia. “Le relazioni on line possono diventare disumane”, con rischi a breve termine come la pornografia e a lungo termine come la “perdita di memoria, di cultura e di creatività”, in un mondo dominato dalla logica dell’apparenza. Altre sfide da raccogliere, quelle legate al campo della bioetica e quelle poste dall’intelligenza artificiale, che mette a rischio le opportunità di impiego per molti lavoratori.
Famiglia ed esclusione sociale. “I modelli della famiglia tradizionale sono in declino in vari luoghi”, e “questo reca con sé sofferenza, anche nei giovani”. È uno dei temi trattati nella prima parte del documento, in cui si stigmatizza anche l’esclusione sociale, come “fattore che contribuisce alla perdita di autostima e di identità sperimentata da molti”, in Medio Oriente, in Europa come per i migranti.
Il sacro, le parrocchie e il razzismo. “Alle volte le parrocchie non sono più dei luoghi di incontro”, l’analisi dei giovani, che constatano come per molti di loro “la religione è ormai considerata una questione privata”, anche perché “molte volte la Chiesa appare come troppo severa ed è spesso associata ad un eccessivo moralismo”. I giovani, in particolare, sono profondamente coinvolti e interessati in argomenti come la sessualità e le dipendenze e sui grandi problemi sociali, come la criminalità organizzata e la tratta di esseri umani, la violenza, la corruzione, lo sfruttamento, il femminicidio, ogni forma di persecuzione e il degrado dell’ambiente naturale. Tra le paure, l’instabilità sociale, politica ed economica. Non mancano accenti di “mea culpa”, come per il razzismo a diversi livelli che trova terreno fertile anche nel mondo giovanile.
Errori e scandali. “Gli scandali attribuiti alla Chiesa – sia quelli reali, che quelli solo percepiti come tali – condizionano la fiducia dei giovani nella Chiesa e nelle istituzioni tradizionali che essa rappresenta”, fanno notare i giovani, che tra gli “errori” della Chiesa citano “i vari casi di abusi sessuali e una cattiva amministrazione delle ricchezze e del potere”. Tra i problemi che affliggono la società, la mancanza di parità tra uomo e donna, diffusa anche nella Chiesa.
Quanto ai temi più spinosi relativi alla morale sessuale, i giovani ammettono che “c’è spesso grande disaccordo” tra loro su temi particolarmente dibattuti, come contraccezione, aborto, omosessualità, convivenza, matrimonio e anche su “come viene percepito il sacerdozio nelle diverse realtà della Chiesa”.
M. Michela Nicolais