Verso la Pasqua / Il sacrificio e il trionfo di Cristo sono sempre attuali

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L’uomo che ha paura, che trema, che prega, che viene lasciato solo, che viene torturato e che, tuttavia, porta avanti la propria missione di carità e solidarietà nei confronti degli altri uomini. Così pensiamo Cristo a Pasqua: non soltanto nella sua gloria nella resurrezione, ma anche – forse soprattutto – nella sua vicinanza all’impegno, al coraggio e al sacrificio di molti uomini.

La sofferenza e la solitudine vissute al Getsemani, il dolore ed il senso di abbandono vissuti sulla croce esprimono pienamente la sua umanità. E’ in questi eventi che riconosciamo in Gesù uno di noi; è in questi eventi che tra noi, ancora oggi, riconosciamo Gesù.

Sì, perché esistono ancora uomini che hanno il coraggio di prendere e portare sulle spalle la croce per il bene proprio e per il bene altrui. E non si tratta di uomini che non hanno paura, ma di uomini che si assumono la responsabilità dell’azione nonostante la paura.

In fondo essere vicini a Cristo significa essere vicini alla croce; la croce non è una fatalità, ma l’elemento costitutivo dell’essere cristiani. Non possiamo, tuttavia, non riconoscere che anche tra non cristiani e non credenti molti sentano l’urgenza dell’azione per il bene comune. Così la storia ci presenta uomini che hanno accettato la fatica della ricerca, dell’abbandono, della solitudine e la condanna a morte in nome del diritto di tutti alla libertà e alla giustizia.

Li ricordiamo come eroi e vediamo nel loro sacrificio il Cristo, solo e crocifisso per noi.

Molti di loro hanno già subito la loro condanna; tra gli altri i giudici Falcone e Borsellino, gli uomini della scorta… Questo immolarsi in nome della legalità non è stato, ne siamo certi, senza effetto. Non sarà senza effetto, lo crediamo, anche il sacrificio di quanti, in diversi Stati del pianeta, ancora oggi vengono torturati, umiliati e uccisi per la loro lotta alla dittatura, alla negazione di ogni forma di libertà.

L’elemento comune tra costoro è lo spirito di umana solidarietà e non già l’egoistica ricerca di un individuale interesse. Essi scommettono la propria vita per il prossimo, per quel “tu” cui riconoscono il diritto di espressione, di originalità, di diversità, viste non come ostacolo alla comunione ma come fonte di ricchezza. Per il “tu” scommettono sé stessi ma spesso, a causa di questa scommessa, vengono dimenticati, abbandonati.

Non li dimentica invece l’organizzazione internazionale Amnesty International, che si oppone ufficialmente ad ogni forma di tortura e pena di morte e difende la dignità umana e la libertà di coscienza.

Vorremmo che ogni uomo, singolarmente o collettivamente, si impegnasse perché la “passione” e la “morte” di giusti ed innocenti cessino definitivamente, per giungere all’alba di quella “resurrezione” nella pace e nella giustizia che ancora, dopo il Getsemani e la crocefissione, attende il mondo intero.

Antonella Dimauro

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