A distanza di tempo, quando cioè la cronaca, decantata da ogni contingenza, si sarà riversata nella storia, le prossime elezioni politiche saranno ricordate per quello che sono: come il festival del pressappochismo. Eppure il nostro tempo, che è tempo di contrasti e di emergenze ai quali occorre dare soluzioni precise e attente, avrebbe richiesto ai partiti maggiore avvedutezza, maggiore compostezza, una più avvertita responsabilità politica. Nessuno oggi è nelle condizioni di attribuirne la colpa a questo o a quell’altro. Gli uomini, ad un certo punto, sono costretti a subire le situazioni, piuttosto che crearle. E certi passaggi, dolorosi e soffocanti, sono necessari perché dalla consapevolezza venga fuori il riscatto e la ripresa.
Qualcuno potrebbe perfino dire che la democrazia è in crisi. Non tanto il suo nome che, bello e vecchio com’è, incanta e convince, quanto i suoi meccanismi – la sua base etica, la visione della società, i rapporti interpersonali – si sono inceppati, non funzionano più, con la conseguenza che quel nome diventa un mito inarrivabile e spento.
Ci vengono in aiuto i teorici della politica: quelli dell’antica Grecia, piuttosto che quelli moderni. Polibio affermava che anche le migliori democrazie ad un certo punto degenerano, si corrompono. Ed al loro posto vien fuori la demagogia. Ossia quella forma della politica che vuol farsi bella dinanzi al popolo e cerca di incantarlo, di corteggiarlo con artifizi per averne il consenso. Il popolo, sostenevano alcuni drammaturghi greci, è come un vecchio babbeo. Un credulone che si lascia vezzeggiare dal più astuto dei contendenti.
La democrazia ha bisogno dei Pericle, piuttosto che dei demagoghi. Pericle diceva le cose con il loro nome, e se doveva chiedere sacrifici li chiedeva senza mezzi termini. Pericle metteva alla base della democrazia la ricerca del bello e del buono. L’etica. Perché senza etica non c’è politica. Il demagogo, invece, era un arraffone, ed ogni giorno, senza pudore, ne tirava fuori una nuova per farsi bello dinanzi al popolo.
Così oggi. Ci sono molti demagoghi in giro. Ma di Pericle ce ne sono pochi. Non vorrei credere che non ce ne sia nessuno. Ma pochi, pochissimi sì. Costoro fanno un programma politico non sulle esigenze della società, ma sulle richieste del popolo. Questo tempo finirà. Dovrà finire. E le vie sono due. Una difficile. Tornerà la vera democrazia. Torneranno i grandi politici. Saremo capaci di guardare al futuro senza odio, ma con la voglia di un sano riscatto. Oppure, come accade quando la democrazia finisce, dovremmo cominciare daccapo. Ritorneranno gli uomini forti. Quelli decisi e senza scrupoli che, dopo aver fatto mille promesse, incapaci di governare, faranno rimpiangere i tempi antichi del dibattito sano e aperto. Della concordia pur nella discordia. Della ricerca sofferta ma leale del bene comune.
Alfonso Sciacca