Il quinto itinerario del pellegrinaggio in Terra Santa ci conduce al momento cruciale della Passione di Gesù Cristo. Partiamo dalla Piscina Probatica dove Gesù guarì un malato (Gv 5, 2-9) e dalla vicina basilica di S. Anna, costruita dai Crociati, nel luogo in cui, secondo il Protovagelo di Giacomo, vivevano Gioacchino e Anna, genitori di Maria.
Siamo nella Città Vecchia di Gerusalemme e, proseguendo sul percorso che ci porterà alla Via Dolorosa, ci fermiamo davanti alla Porta Santo Stefano (detta anche “Porta dei Leoni”) dove fu martirizzato Stefano. Superiamo la Basilica dell’ “Ecce Homo” e ci accingiamo a percorrere la Via Dolorosa, uno dei luoghi più sacri della Cristianità. Da lì sin dall’antichità si sono dipartite le processioni della Via percorsa da Gesù dopo la condanna.
Man mano la strada si inerpica e, nonostante la presenza del mercato arabo (suk), si riesce, seppur a fatica, a soffermarsi nelle stazioni della Via Crucis per undici stazioni fino a giungere, con le ultime tre, alla Basilica del Santo Sepolcro, detta anche della Anastasis ovvero “chiesa della Risurrezione”.
E’ qui il punto di approdo che suscita le emozioni più forti e che nei secoli i pellegrini hanno desiderato e sognato di raggiungere perchè proprio in questi luoghi sono avvenuti i grandi misteri della vita di Gesù: Il GOLGOTA con la sua morte, e il SEPOLCRO VUOTO, con la risurrezione. Ed è qui che siamo invitati a riflettere sul mistero della salvezza: ogni credente non può fare a meno di rivivere interiormente con le stazioni della Via Crucis i momenti culminanti della Passione e Morte di Nostro Signore.
La Prima Stazione ricorda la condanna di Gesù alla crocifissione e si trova a nord del monte del Tempio nella Fortezza Antonia dove era alloggiata la guarnigione romana. La chiesa della flagellazione subito dopo richiama il luogo in cui i soldati romani fustigarono Gesù e gli posero sul capo una corona di spine.
Non ci soffermiamo, per brevità, sulle singole stazioni, ma segnaliamo che delle piccole cappelle aiutano a meditare sui momenti che rievochiamo ogni anno nella Via Crucis nei venerdì di Quaresima e, in modo speciale, il Venerdì Santo. Ma qui hai modo di constatare anche la fede di coloro che nei secoli hanno voluto conservare i segni della Via Dolorosa.
Le ultime tre stazioni si trovano nella grande basilica dell’Anastasis, che risale al tempo dei Crociati e fu inaugurata il 15 luglio 1149. Ai giorni nostri è in “condominio” tra i Cattolici (i Francescani), gli Armeni e i Greco-Ortodossi. I Francescani hanno un altare dedicato a Santa Maria Maddalena e una cappella, col SS. Sacramento, che ricorda l’apparizione di Gesù a sua Madre.
Ci predisponiamo a seguire la lunghissima fila di pellegrini che vogliono visitare il Santo Sepolcro e il Calvario, ma la lentezza e la stanchezza si accettano volentieri per riuscire a entrare, anche se per non più di mezzo minuto, nell’edicola dove si trova il sepolcro vuoto per rinnovare l’atto di fede nella risurrezione, per poi salire per una ripida scala al Calvario che conserva quel che è rimasto del “Golgota” e qui noi cattolici ricordiamo il dolore di Maria in un altarino con l’immagine della Vergine addolorata.
Non sto a riferire i dettagli degli altri “segni” che è possibile vedere. Basta qui ribadire che il pellegrinaggio in Terra Santa, e in special modo la visita dei luoghi della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù, lascia in ciascuno di noi una memoria indelebile e rafforza la nostra fede.
Giovanni Vecchio