Per commemorare la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, giorno 10 dicembre il Leo Club Acireale ha organizzato un incontro di sensibilizzazione per gli studenti del Liceo Scientifico “Gulli e Pennisi” di Aci Bonaccorsi. Al giorno d’oggi è fondamentale porre l’accento su questo argomento ed instillare nelle nuove generazioni la consapevolezza di ciò che significa vivere un rapporto malato. L’incontro aveva proprio come scopo quello di far capire come evitare rapporti malsani, al punto da provocare violenza sulle donne, e come difendersi giuridicamente.
Leo Club Acireale / Cos’è e di cosa si occupa?
Il Leo Club Acireale è un’associazione di volontariato giovanile che agisce nel circondario. Si occupa di cause umanitarie globali, quali diabete, fame, ambiente, ecc. Inoltre, organizza attività di informazione e sensibilizzazione su tematiche relative a bisogni “locali”. In particolare, in questo caso, la tutela alle donne vittime di violenza è un “argomento che deve essere trattato sempre, fino a che venga eliminato”. Infatti, l’associazione si pone l’obiettivo di non parlarne solo in occasione della giornata istituita a livello internazionale (che ricade il 25 novembre), ma di educare sempre i giovani all’idea che si tratti di un comportamento sbagliato.
Violenza sulle donne / Perché è importante un incontro di sensibilizzazione nelle scuole?
L’incontro è stato curato e moderato dai ragazzi dell’associazione, con la presenza della presidente Francesca Seminara, studentessa di Giurisprudenza, e dalla psicologa e psicoterapeuta Elisa Castro. “In un mondo in cui c’è molta disinformazione e maleducazione, mi sento in dovere di dare tempo e luogo a questi ragazzi di potersi esprimere”. La dottoressa Castro si definisce una “specialista della parola e della comunicazione, poiché ho imparato sulla mia stessa pelle le parole da non dire”. È in questo modo che introduce il suo intervento, preceduto dall’ascolto della canzone ‘Donna’ di Mia Martini, ricca di profondo significato.
Violenza sulle donne / Gli uomini non subiscono violenza domestica?
L’incontro è stato principalmente relativo alla sensibilizzazione contro la violenza domestica sulle donne, sebbene “qualsiasi forma di violenza vada condannata”. Castro ha affermato che “in casa dovremmo sentirci tutti protetti e coccolati. Non solo le mogli, ma anche i figli e tutti coloro che convivono”. Una studentessa allora ha domandato: “perché si parla prevalentemente di violenza sulle donne? Gli uomini non subiscono violenza domestica?”. Si, ma “la ripetitività e l’intenzionalità è statisticamente maggiore nelle donne” – ha spiegato la psicoterapeuta. – “Nel 2021 sono più di 100 le donne vittime di femminicidio. 68 le donne uccise dal partner o dall’ex” (dati del Servizio analisi criminale della Direzione centrale della polizia criminale).
“Su 3 donne, due hanno vissuto (o stanno vivendo) violenza psicologica. Così come una ha vissuto (o sta vivendo) violenza fisica e non lo dice”. Infatti, è la violenza psicologica la prima ad innestarsi nella vita della vittima. È anche la forma di violenza più difficile da notare. La vittima viene minacciata e costretta a rimanere da sola. Viene persuasa affinché “dipenda solo dal proprio partner, senza poter avere relazioni con amici o familiari”: si parla di dipendenza affettiva. A questa segue la violenza economica. Per cui, l’uomo sottrae denaro alla compagna e le impone di non lavorare e di occuparsi della casa. Infine, si giunge all’apice della violenza: la violenza fisica. Schiaffi, botte, pugni, tagli e, talvolta, la morte. “Chiedete aiuto sempre, perché uscirne e sottrarsi è difficile, ma non è impossibile” ha concluso la dottoressa.
Violenza sulle donne / Come la legge italiana può aiutarci?
Lo Stato ci fornisce gli strumenti principali per far fronte a queste situazioni di malessere. “Il primo step è sicuramente rendersi conto e prendere consapevolezza del problema” ha esordito Francesca Seminara. “Successivamente è necessario affidarsi allo Stato e alle autorità”. Infatti, nella nostra comunità, lo Stato ha l’obiettivo di garantire buona vita ai propri cittadini e per far questo si attiva nell’emanare norme e leggi per la loro tutela. “L’ordinamento giuridico è una materia fluida, che deve adattarsi ai bisogni della sua comunità. Bisogni che sono in continuo cambiamento ed evoluzione”.
Solo nel 1996, l’ordinamento giuridico italiano aggiunge la legge n.66. Sancisce la violenza sessuale come un vero e proprio delitto contro la libertà personale. “Seguono altre leggi che mirano ad amplificare la violenza contro la donna”. Pertanto, nel 2011 il Consiglio d’Europa approva la Convenzione di Istanbul. Ha effetti giuridici sugli Stati che la ratificano: in Italia dal 2013. Permette di proteggere le donne anche da violenza sessuale, molestie sessuali, aborto e sterilizzazione forzati, matrimonio forzato e mutilazione di genitali femminili.
Per inasprire la repressione penale e introdurre ulteriori disposizioni per la tutela delle vittime viene introdotto il Codice Rosso, legge n.69 del 2019. Quattro nuovi delitti vengono introdotti nel codice penale: deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, revenge porn, costrizione o induzione al matrimonio, violazione dei provvedimenti di allontanamento e di non avvicinamento.
Violenza sulle donne / Come lo Stato tutela la vittima?
Ci sono diverse forme di tutela giuridica. “L’ammonimento è una forma di tutela anticipata per evitare la degenerazione di situazioni pericolose. Cioè si toglie l’opportunità all’aggressore di compiere la violenza”. Il Centro Italiano per la Promozione e la Mediazione di rieducazione si occupa di seguire l’ammonito e solo il 10% risulta essere recidivo. Quando la situazione è ormai compromessa, cioè l’abuso è avvenuto, è il momento di allertare la Procura della Repubblica. Si chiede la misura cautelare per l’aggressore, in attesa del processo penale. “La polizia a questo punto dispone delle misure di prevenzione. Quali possono essere la custodia cautelare in carcere, arresti domiciliari e braccialetto elettronico, divieti di avvicinamento. In caso di violazione di ordini restrittivi si aggiunge una pena di reclusione da 6 mesi a 3 anni”.
Violenza sulle donne / È possibile pentirsi e capire di aver sbagliato?
Uno studente ha chiesto: “Ci sono stati episodi di pentimento da parte degli uomini o siamo così disumani da non accorgercene?”. La psicoterapeuta ha sottolineato che spesso l’aggressore è una persona con diversi disturbi. In particolare, si parla di disturbo della personalità antisociale, disturbo narcisistico di personalità, disturbo paranoico di personalità. Tra l’altro, spesso è scaturito dal fatto di vivere in una famiglia patologica e conoscere solo un tipo di modello familiare. Quindi, “Come possiamo fare in modo che chi non conosce altro modo di amare, possa pentirsi? Si tratta di decostruire e ricostruire il pensiero e la personalità di una persona”.
Violenza sulle donne / Sensibilizzazione: chi sbaglia non può essere isolato
Sebbene la recidività sia un rischio altissimo, lo Stato e il sistema penale italiano hanno una funzione rieducativa: chi sbaglia deve essere punito, ma non può essere isolato dalla società. Anzi, deve essere aiutato per la riammissione. Infatti, esistono in Italia delle Comunità Educative Carcerati (CEC), per aiutare nella riammissione in società coloro che sono stati in carcere. Viene dato loro supporto psicologico e supporto relazionale per riacquisire contatti con familiari e amici.
“Alla CEC di Rimini ho conosciuto tanti ex detenuti per violenza ai partner, che raccontavano le loro storie con le lacrime agli occhi” – ha raccontato Francesca – “Erano visibilmente pentiti. Quindi sì, è possibile pentirsi”. Nello specifico, ha condiviso un’esperienza: “Mi ha colpito tanto un signore che si trovava in comunità da 4 anni, dopo 10 di carcere, per aver picchiato la moglie. Ha avuto tanto supporto, al punto da essere riuscito a riavere contatti con la moglie in presenza di uno psicologo. Oggi la moglie vuole riprovarci, nonostante sia difficile riaccettare e ridare fiducia a una persona che ci ha fatto del male. Siamo esseri umani”.
In conclusione, Francesca ha affermato: “Senza chiedere aiuto non possiamo fare nulla. Non possiamo farci giustizia da soli. Dobbiamo essere ottimi cittadini e farci aiutare dalle autorità competenti”. È importante dare fiducia allo Stato e all’ordinamento giuridico, che tante volte ha salvato delle vite. “Ora sta a voi essere cittadini migliori. Spero che grazie a questa conferenza saprete di poter affrontare una qualsiasi cosa, chiedendo aiuto psicologico e giuridico. Due sfere che camminano insieme”.
Sabrina Levatino