Viticoltura / Le stime di mercato e il vero valore delle vigne dell’Etna

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vigne dell'Etna

Il costo di un ettaro di vigna sull’Etna cambia se ci spostiamo da un versante all’altro. Non è un calcolo facile e molteplici sono gli aspetti che concorrono alla stima. Il valore fondiario cresce di anno in anno e si assiste parallelamente a un indubitabile aumento dei prezzi dei vini. In quest’articolo raccogliamo le voci di alcuni produttori e del Consorzio di tutela dei vini dell’Etna. Con loro analizziamo la fase di crescita del valore fondiario della vigna e il quadro che emerge ci mostra una realtà in continua evoluzione. Negli anni settanta del secolo scorso alcuni investitori visionari iniziarono a comprare vigneti e masserie dando vita ad un processo di rinascita. Oggi sono soprattutto i giovani a scommettere sul vino del vulcano più alto d’Europa. Le sfide non mancano. Sebbene l’Etna non teme confronto in termini di prestigio con altre aree vinicole mondiali siamo ancora di fronte a una gemma della viticultura.  

Vigne dell’Etna / Le stime del Crea e le quotazioni per versante

Il Consiglio per la ricerca in agricoltura  e l’analisi dell’economia agraria  (Crea) pubblica annualmente un’indagine sul valore fondiario della terra in Italia. I dati del 2023 relativi ai vigneti della denominazione Etna Doc indicano un aumento del valore per ettaro. Si parte da un minimo di 60 mila euro fino a punte di 90 mila euro. Un trend che non sembra mostrare segni di stanchezza: cinque anni fa, infatti, le quotazioni medie erano più basse e si attestavano tra i 45 e i 75 mila euro.

Il libero mercato, tuttavia, definisce il prezzo finale. Il valore di un vigneto, in particolare, scaturisce da alcuni fattori come il prestigio dei vini che vi sono prodotti e la sua superficie vitata. Le quotazioni cambiano per versante e la contrada gioca un ruolo chiave nell’indagine di mercato.
Una premessa: quelle sull’Etna non sono (ancora) le quotazioni medie tra le più elevate. “Occorre considerare che esistono tante zone del vino che sono infinitamente più care e dove l’investimento nella terra non riesce a rientrare in un conto economico razionale, ma è considerato come un investimento in conto capitale”, precisa Michele Scammacca, produttore nel versante est dell’Etna. vigna

Nel versante nord, quello con il maggior numero di produttori e menzioni geografiche aggiuntive (localmente chiamate “contrade”), un ettaro vitato perfettamente in produzione raggiunge i 250mila euro. Qui la parcellizzazione dei terreni è un tratto distintivo, con alcune contrade di prestigio per i rossi come Dafara Galluzzo, Santo Spirito e Guardiola, per fare qualche esempio. Nel versante est, ricco di terrazzamenti a forma di anfiteatro affacciati sul mar Jonio, negli ultimi anni si registrano notevoli operazioni fondiarie, con quotazioni anche oltre i 220 mila euro. In questo versante al centro delle trattative le otto contrade di Milo, unico centro etneo che per disciplinare può avvalersi della menzione Etna Bianco Superiore. Infine, il versante sud – ovest con quotazioni che sfiorano i 120 mila euro.

Vigne dell’Etna / Gli attori e le transizioni

Sul fronte delle vendite sono i piccoli e medi proprietari, in fase di cessazione delle attività o che non hanno più interesse a coltivare, i soggetti più attivi. Le transizioni sono eseguite attraverso un professionista di settore ma è ancora diffuso l’accordo tra le parti senza l’intervento di intermediari. Gli acquirenti sono in prevalenza imprenditori agricoli che intendono ampliare le superfici da destinare a vigneto.

Infine, operano anche attori privati alla ricerca d’investimenti a basso rischio anche se poco remunerativi. Occorre distinguere però un ettaro da destinare a nuovo impianto da un ettaro già vitato. Comprare un ettaro di vigneto sull’Etna è un affare per pochi. Lo è sicuramente per un’azienda strutturata, impegnata in strategia di riassetto fondiario, spesso con l’aiuto dei fondi europei. Per i piccoli produttori accaparrarsi un fazzoletto di terreno incolto e confinante per ampliare la propria capacità produttiva diventa arduo.

Ci spiega meglio Ciro Biondi, viticoltore del versante sud-est: “Considerando che bisogna aspettare quattro anni prima di raccogliere il frutto, da una vigna nuova non si trae nessuna rimunerazione. Più ettari vitati sono appetibili specie se confinano con un fondo già vitato. Si ha la percezione che qui un fazzoletto di vigna valga oro proponendo cifre che possono fare gola solo al grande investitore”.vigneti dell'Etna

Vigne dell’Etna / L’individualismo e la speculazione

Ci sono dei vigneti in pieno regime circondati da lembi di terra nuda o da vigneti abbandonati. È una situazione che ritroviamo tanto nel versante nord quanto in quello sud. Il proprietario del vigneto in produzione, come è facile intuire, nutre un certo interesse per questi terreni limitrofi, specie se si tratta di un vigneto. Tra le parti è facile che possa nascere una trattativa. Si tratta prevalentemente di piccoli proprietari, da una parte, di figli o persino cugini implicati in vicende ereditarie poco chiare, dall’altra. Ad accordo raggiunto tra il venditore e l’acquirente può accadere che tutto salti. Quello di cambiare le carte in tavola, o per usare un’espressione dialettale “di scunzàri a tavula”, è un chiaro segnale che dietro queste operazioni qualcuno vuole trarre il massimo profitto.

A segnalarlo è Nicola Gumina, viticoltore nel versante nord. Da un lato la proposta di acquisto eticamente ragionevole, dall’altro lato l’intento di speculare sull’affare. È così che la cifra schizza alle stelle. Tuttavia, l’investimento nel terreno è solo uno degli aspetti da considerare. Il marketing è invece un fattore di grande importanza e richiede tanto tempo, energie e fatica. Questo soprattutto per chi acquista un terreno e intende coltivarvi vigneto e imbottigliare vino. Per molti produttori la questione si riduce semplicemente a realizzare il massimo profitto vedendo l’uva o il loro vino con il massimo profitto. Questi produttori non vedono oltre il proprio filare e non sono veramente interessati al vino e al proprio territorio. “L’individualismo è sempre stato e rimane uno dei peggiori difetti dei siciliani e la speculazione è un’inevitabile conseguenza di questa mentalità ”, riconosce Michele Scammacca.

Vigne dell’Etna / Un focus su un versante “bistrattato”

Il versante sud ovest è volutamente bistrattato”. È lapidario Piero Portale, titolare di una cantina a Biancavilla. Questo versante mostra diverse sfaccettature. Le quotazioni medie si attestano da un minimo di 50mila euro fino a 65mila per i terreni nudi. Mentre per un ettaro di vigneto il valore può raddoppiare. In questo versante la maggior parte dei vigneti ricade all’interno dei paesi di Biancavilla e Santa Maria Licodia. La conformazione di terreni risale all’Ellittico e a contrada Cavaliere a 1.030 metri dal mare si trova il vigneto più alto dell’Etna. mappe etna

Il sud ovest conta una vasta area di terre libere con la presenza di casolari e fabbricati rurali anche settecenteschi. Da segnalare, inoltre, che ci sono dei vigneti (alcune stime parlano del 60%) che non sono rivendicati nonostante siano dentro la denominazione. Mentre gli ettari certificati nella Doc appartengono a poco più di quattro aziende vinicole. Un dato su tutti, infine, ci indica come ricco e poco valorizzato sia questo versante: ogni anno 5mila quintali di uva è raccolta da altre aziende.

Vigne dell’Etna / Alcune proposte dai produttori

L’entrata in scena sin dagli anni settanta del secolo scorso d’investitori prevalentemente esterni è stata probabilmente l’elemento più importante che ha determinato la crescita dei vini del territorio. Essi hanno individuato le potenzialità che poteva offrire il territorio ed hanno avuto anche la capacità di fare scoprire al mondo i vini del vulcano.
Sebbene questo successo abbia reso l’Etna un’area di pregio come altre (vedi Langhe, Bolgheri o Borgogna per fare qualche esempio) rimane ancora una gemma della viticoltura.  Anche se in questi anni la viticoltura è migliorata, il territorio è cambiato con il restauro di masserie e il recupero di antichi vigneti e l’enoturismo continua a crescere, tutti i produttori si dicono d’accordo sulla necessità di monitorare la fase attuale per mitigare gli effetti di alcuni fattori esterni come la recessione economica e i nuovi stili di consumo dell’alcol.

Tra le proposte dei produttori da noi interpellati emergono una mappatura pedologica e microclimatica per valorizzare meglio le diverse contrade, la selezione di vigneti dell’Etna e la formazione di personale specializzato di cantina. Per mitigare gli effetti del cambiamento climatico si suggerisce un’elasticità del disciplinare in merito all’irrigazione e al grado alcolico massimo raggiungibile ma solo in alcune annate difficili. Unanime, infine, la lotta contro l’abbandono dei rifiuti che costituisce un inqualificabile biglietto da visita per i numerosi turisti.

Vigne dell’Etna / Il ritorno dei giovani alla terra

Qual è l’elemento di forza di questa denominazione? Il ritorno dei giovani alla terra. L’analisi presentata a Etna days 2023 rivela che il 20% delle realtà è guidata da under 41. “Pur avendo studiato fuori i nostri giovani, ritornano per recuperare vigneti e zone rurali impervie coltivati un tempo dai genitori o dai nonni. Non si assiste nel resto d’Italia a questo trend. Questo è un ottimo sintomo di vitalità e salute della nostra denominazione”, ci dice Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio di tutela dei vini Etna Doc.
Una maggiore presenza di piccoli e medi produttori a discapito di grandi produttori e cantine sociali contribuisce a preservare per ora il legame tra la gente del posto e l’artigianalità del vino.

Oggi l’area di denominazione di vini Etna Doc conta poco meno di 1.200 ettari e quasi il 60% del territorio è a regime biologico. Su 442 viticoltori poco più della metà possiede un ettaro di vigna, molti del quale non imbottigliano ma coltivano uva che poi rivendono sul mercato. L’ingresso sulla scena d’investitori di fuori, osserva comunque Lunetta, “non costituisce fonte di preoccupazione purché siano produttori che facciano vino di ottima qualità. Che ci sia un movimento di denaro dietro le operazioni è normale se teniamo conto del prestigio che ha acquisito la nostra denominazione. Il Consorzio in questo caso può ben poco fare ma ha deciso già da qualche tempo con la sua assemblea di limitare gli ettari nuovi iscritti alla Doc. Un fronte che ha visto tutti i produttori compatti e che limiterà fortemente l’aumento degli ettari vitati”.

Vigne dell’Etna / Vini da vigneti secolari. È solo marketing?

Alcuni vini dell’Etna escono sul mercato con il termine pre-fillossera con un prezzo notevolmente alto. Sebbene sull’Etna non è difficile imbattersi in alberelli dal fascino secolare, sempre più spesso le aziende ricorrono a questa “informazione aggiuntiva” in etichetta per presentare un vino proveniente da una vigna sopravvissuta al parassita che determinò il flagello della viticoltura europea a partire dalla fine dell’800. Lo stesso disciplinare Etna Doc non contempla quest’utilizzo.

“Su questo punto la legge parla chiaro. In etichetta si riportano informazioni verificabili e documentabili da parte del produttore. In caso contrario la repressione frodi può elevare multe molto salate. Anche se alcune aziende riportano la dicitura in etichetta, questa non è contemplata dal nostro disciplinare. Un vigneto deve avere almeno centocinquant’anni per risultare prefillossera. Sull’Etna abbiamo vigneti antichissimi quindi non mi stupirei che alcuni di questi lo possano essere”. Quello dei vini pre-fillossera è un argomento che trova pareri contrastanti tra i produttori stessi. Bisognerebbe, tuttavia, portare il dibattito dalla parte scientifica, approcciarsi a questo tema con i risultati di un’indagine dendrocronologica, per conoscere l’accrescimento della pianta e la sua possibile età. E il motivo non potrebbe che risiedere nella tutela del consumatore.

Vigne dell’Etna / Conclusioni

L’aumento dei costi di produzione alimentati dalla situazione internazionale, la volatilità dei prezzi dei prodotti agricoli e la suscettibilità delle stagioni a causa del cambiamento climatico, favoriranno a nostro avviso un atteggiamento prudenziale da parte dei potenziali investitori. Continuano, infatti, ad aumentare i prezzi delle materie prime agricole,  innescando la crescita dei costi di produzione e la conseguente diminuzione della redditività dei prodotti. Tutto questo mettendo in difficoltà in particolare le aziende agricole meno strutturate. Che sull’Etna sono la maggioranza. Quale sarà l’evoluzione? Tutto dipenderà dalla responsabilità dei produttori e dalla loro capacità di guardare al futuro.

 

Domenico Strano