Marina Scardavi è un medico con la vocazione alla cura degli ultimi, dei più poveri. A Palermo, dove vive e lavora, ha fondato alcuni anni fa l’associazione “La danza delle ombre” ed insieme ai frati minori assiste i senza fissa dimora. Sarà ospite, come relatrice, al convegno che si terrà il prossimo 23 febbraio presso il Teatro “Turi Ferro” di Acireale, organizzato da alcuni volontari che hanno prontamente risposto all’appello del vescovo mons. Antonino Raspanti che esprimeva il desiderio, in occasione dell’anno della fede indetto dalla Chiesa cattolica, di incontrare tutti gli operatori sociali della diocesi sia di estrazione cattolica che laici.
– Dott.ssa Scardavi, la sua esperienza sarà al servizio della comunità della diocesi di Acireale che l’accoglie con entusiasmo, quali argomenti trattera?
“Del volontariato in Italia e in Sicilia in particolare. Della mia esperienza personale e in seno all’associazione laica “La Danza delle Ombre” di cui sono la fondatrice, che si occupa dei senza tetto e dei più poveri di Palermo. Italiani, stranieri, senza distinzione di razza e di religione. Dell’integrazione sociale. Le motivazioni che mi hanno spinta a crearla. I metodi che usiamo per il loro recupero psicosociale e i nostri obiettivi”.
– Vuole spiegarci come è nato il nome della sua associazione “La Danza delle ombre” ?
“Prende il nome da un libro che ho iniziato a scrivere diversi anni fa e che è stato pubblicato da qualche mese dalle Edizioni Paoline: “La Danza delle Ombre” Con Mohammed nel mondo degli ultimi. Racconta le storie di alcuni di loro, le storie di anime con cui ho fatto e sto facendo un lungo percorso di amore e di fede”.
– Il suo operato è balzato agli onori della cronaca dopo il servizio accurato che le ha dedicato il settimanale “Famiglia Cristiana” e la pubblicazione del suo libro con le edizioni Paoline. Il prossimo 26 febbraio presenterà il libro a Milano insieme a Moni Ovadia che vuole rappresentare in teatro il suo racconto . Come concilierà l’inaspettata notorietà con il suo impegno sociale ?
” Io sono un dirigente medico della ASP di Palermo e il rimanente tempo lo dedico ai poverelli come donna e come medico. Non tralascerò mai il mio impegno verso i miei poveri amici, ma tutto questo deve soltanto servire a far conoscere chi sono gli “ultimi” e cosa significa “essere amati anche da un solo povero”.
– Nel suo libro racconta la vita dei poveri, degli emarginati, degli esclusi, li cita per nome, gli restituisce dignità.Cosa possono insegnarci i poveri?
” L’amore verso Dio e la vita. Il coraggio e la voglia di viverla in tutta la sua pienezza. I poveri hanno dignità e coraggio. “In strada ho avuto il privilegio di conoscere molti barboni con cui si è istaurato un rapporto di vera e profonda umanità. Rapporti così intensi che sai non moriranno mai, qualsiasi avvenimento possa accadere. Lunghi percorsi di fede e amore”.
-Quali sono, secondo la sua personale esperienza, le cause principali del disagio sociale, della povertà nelle pur ricche città italiane?
“Sono molteplici: la perdita del lavoro e della casa, le separazioni, i disagi mentali, la mancanza delle istituzioni. L’arrivo di un numero sempre più grande di immigrati in cerca di lavoro, di rifugiati politici. Tutti accomunati da quella che per Madre Teresa era la più grave malattia del nostro secolo: la solitudine”.
-Qual è il rapporto con le Istituzioni, esiste una collaborazione, un confronto, un aiuto? Qual è il contributo culturale che siete riusciti a creare a Palermo; la città ha reagito in qualche modo cercando di eliminare le cause della povertà attraverso la sussidiarietà e la carità?
” Il rapporto con le istituzioni e’ quasi inesistente. Le porto un esempio. Per l’emergenza freddo, dopo che un poverello è morto a Palermo al Foro italico il Comune ha messo a disposizione una palestra che con altre associazioni stiamo gestendo in modo del tutto autonomo senza nessun contributo. Palermo è una città solidale. Le associazioni di volontariato che si occupano dei più poveri hanno costituito una rete per venire incontro ai bisogni primari dei poveri che senza questa rete sarebbero assolutamente abbandonati a se stessi. Ma per intervenire sulle cause della povertà e dell’ingiustizia sociale è necessaria una profonda trasformazione del modello economico e degli strumenti del welfare. Una trasformazione della prospettiva politica non solo della Regione ma dell’intero paese”.
-Secondo lei qual è il senso che oggi possiamo dare alle parole di Gesù : “I poveri li avrete sempre con voi..”?
“ Io non sono un teologo né ho la pretesa di essere un maestro di spiritualità, quindi le risponderò solo sulla base di quello che vivo quotidianamente nella mia vita. Ho incontrato Cristo per la prima volta e profondamente nella sofferenza, nella povertà, nella solitudine e nel coraggio prima dei miei pazienti e ora dei più poveri. Per me non vi è distinzione tra amare Dio ed amare i fratelli con cui condivido il cammino della vita ed ogni giorno constatare la vicinanza e la forza della misericordia di Dio al nostro fianco”.
Orazio Maltese