Centocinquanta i volontari partecipanti, cinquanta i giovani, centosettanta le associazioni rappresentate. Questi i numeri del terzo Seminario interprovinciale del volontariato sul tema “Quali politiche di crescita per il volontariato?”, organizzato dal Csve (Centro di servizio per il volontariato etneo) al “Federico II Palace hotel” di Enna dal 30 settembre al 2 ottobre.
Alle radici dell’impegno gratuito. “È forse arrivato il momento di ripensare il volontariato a partire dalla sua gratuità, senza però trascurarne la funzione profetica: è nato per il bene collettivo”, ha ricordato Sabina Polidori, responsabile della segreteria tecnica dell’Osservatorio nazionale sul volontariato. “C’è bisogno – ha aggiunto – di processi che abbiano impatto sulla vita associativa: la defiscalizzazione di qualche tributo e la corretta ripartizione delle responsabilità per evitare, ad esempio, la confusione di ruoli tra volontariato ed enti pubblici”. “L’esigenza immediata è condividere un processo partecipativo perché per noi, come Osservatorio – ha spiegato in seguito – è importante collaborare con i territori, per avere una mappatura informale e la percezione di quello che accade per pianificare l’operato futuro. Ecco che ritorna la dimensione profetica dell’impegno gratuito”.
“Fare rete” per combattere la crisi. “Viviamo una fase decisiva della vita del volontariato – ha sottolineato il presidente del Csve, Santo Carnazzo – e siamo chiamati a dare risposte all’altezza delle sfide: da un lato, la carenza di risorse finanziare incide direttamente sui Centri di servizio, dall’altro la contrazione dei bilanci degli enti territoriali ha effetti anche sulle organizzazioni di volontariato”. La soluzione? “Fare rete – ha detto Carnazzo – ovvero creare quelle relazioni tra le associazioni, le realtà del volontariato e tutti i soggetti del Terzo settore che consentano di evitare la dispersione delle risorse, la duplicazione delle iniziative, la sterilità di azioni condotte in condizioni di isolamento”. “Contemporaneamente, però – ha avvertito il presidente del Csve – dobbiamo incrementare il dialogo con le istituzioni, per far sì che il volontariato sia sempre più dei giovani e per i giovani: affidiamo a loro le sfide di questo tempo, nella speranza che possano maturare tra loro relazioni fruttuose e fare meglio di chi li ha preceduti”. “Non dobbiamo pensare e realizzare iniziative rivolte a voi, ma farle insieme con voi”, ha detto Carnazzo ai giovani presenti. “Siete un’importante risorsa per le associazioni e per la società, meritate di essere ascoltati, di partecipare attivamente e di essere coinvolti in tutti i percorsi. Per il volontariato non si recluta nessuno, ma si tratta di sensibilizzare, orientare, accompagnare, accogliere, formare, garantire spazi di crescita e relazione”.
Comunicazione, risorse umane e formazione specifica. Punto di partenza, per i giovani che hanno seguito il convegno, il progetto nazionale “Dammi spazio”, che attraverso un percorso partecipato ha dato vita al “Manifesto della promozione del volontariato giovanile” e in Sicilia è stato tradotto in “Fammi largu”: un laboratorio di idee e obiettivi elaborati e condivisi dai giovani che si spendono per gli altri. Tra i punti evidenziati dai ragazzi, l’importanza della comunicazione (con proposte che vanno dalla presenza sul territorio all’uso dei social network, passando per i corsi di formazione sui linguaggi non verbali), il valore delle risorse umane (come avvicinare i giovani alle associazioni e renderli protagonisti, motivandoli ed emozionandoli mediante l’attenzione ai bisogni) e la solidità di una formazione specifica (promuovere l’educazione alla solidarietà e la certificazione delle competenze acquisite). Quanto al “fare rete”, i giovani hanno pensato alla nascita di network territoriali da strutturare secondo una mappa dei bisogni che proceda “dall’io al noi”.
Volontariato, quali prospettive per i giovani?
a cura di Lorena Leonardi (SIR)