Volontariato / Casa famiglia per ragazze madri nei progetti dell’associazione “Punta al cuore”. Il presidente: “Facciamo tutto da noi”

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L’associazione “Punta al cuore” nasce nel settembre 2015, a San Giovanni La Punta. Si tratta di un’associazione che opera nel sociale e, tra le varie attività che svolge, si sta impegnando per realizzare una casa famiglia per ragazze madri. Abbiamo incontrato il presidente dell’associazione, il ventiquattrenne Giuseppe Samperi, per conoscerla meglio.

Alcuni volontari
Alcuni volontari

Come e quando nasce l’associazione “Punta al cuore”?

«L’associazione nasce da una mia idea e di una volontaria, è composta da una quindicina di volontari attivi e anche da volontari inattivi che ci danno una mano al di fuori dell’associazione, donano alimenti in quanto assistiamo delle famiglie. Nasce nel settembre 2015».

Fate parte di qualche rete o siete un’associazione privata?

«No, siamo una Onlus, stiamo cercando di avviare, tra l’altro, dei contatti per collaborare con la Caritas».

Quali sono le attività che svolgete?

«Ci occupiamo, nel sociale, di assistenza agli anziani, andiamo nelle case di cura, in cliniche private, ad esempio a Tremestieri, in via Parco Cristallo, a far loro compagnia. A Natale abbiamo comprato una tombola e dei premi per farli giocare. Stiamo presentando un progetto per attivare un servizio gratuito di doposcuola, limitato, per un po’ di bambini e per le famiglie che ne hanno di bisogno, accettando qualsiasi tipo di offerta. Abbiamo circa venti famiglie a cui, ogni mese, facciamo una colletta alimentare. Ci occupiamo di teatro, organizziamo gite e con il ricavato aiutiamo chi ha di bisogno. A novembre siamo stati a vedere i presepi di Mineo, il 6 marzo andremo a Siracusa a vedere l’orecchio di Dionisio, il teatro greco, l’anfiteatro romano e molto altro. Ci sosteniamo noi, quello che entra e che spendiamo è nostro sudore, quello che ci viene donato viene investito».

Quindi nessun contributo dalla Regione?

«Nessun contributo ad oggi, quello che facciamo è merito nostro e colpa nostra».

Il presidente dell'associazione, Giuseppe Samperi
Il presidente dell’associazione, Giuseppe Samperi

In merito al progetto?

«Vogliamo aprire una casa famiglia per ragazze madri. Inizialmente si avranno difficoltà, ma dopo un anno dovremmo avere l’aiuto da parte dello Stato».

Avete già previsto la struttura?

«Abbiamo visto due strutture a San Giovanni La Punta e una a Viagrande, ancora dobbiamo decidere. Anche in termini di costo dobbiamo stare attenti».

Come fate ad aprire senza i contributi iniziali delle Regione?

«Raccogliamo i soldi che restano, ad esempio dalle gite che organizziamo. Parliamo di piccolezze, però così facendo, da settembre 2015 ad ora, qualcosa l’abbiamo fatta. Cerchiamo sempre di investire per aiutare l’altro. Abbiamo qualcosa da parte e speriamo che dal prossimo settembre possiamo iniziare il progetto. Intanto stiamo individualizzando il posto. Qualche mese fa siamo andati in alcuni negozi di San Giovanni La Punta per chiedere delle offerte, non tutti hanno risposto alla grande, abbiamo raccolto molto poco».

Avete volontari giovani o adulti?

«Medio – giovani , dai 30 ai 45 anni»

Secondo te, come si possono sensibilizzare i giovani ad entrare nel mondo del volontariato?

«Allora, io quando ho iniziato a fare volontariato sono stato obbligato. Mia madre mi ha iscritto al corso di primo soccorso in misericordia. Le prime due volte non volevo andarci, poi ho cambiato idea. Ho fatto la mia prima esperienza alla festa di S.Agata per quel che riguarda il volontariato sanitario. Quindi i genitori, le persone più grandi, possono sensibilizzare i ragazzi. A noi urgono dei nuovi volontari, chiunque volesse iscriversi all’associazione è il benvenuto».

Abbiamo incontrato anche una volontaria, Emanuela Aleo, che ci ha raccontato della sua esperienza e rivelato le P al cuore 2emozioni provate durante la sua “prima uscita”, in una casa di cura.

«In 55 anni della mia vita, non ho mai visto occhi guardarmi così, con tanto amore, occhi che desiderano un po’ di affetto. Non sono io a far del bene, sono loro a far del bene alla mia anima. Un’anziana mi ha detto “che sei bella! Che occhi che hai, hai uno sguardo, una luce!”. Loro non si aspettano di ricevere qualcosa di materiale, hanno bisogno di una carezza, di compagnia».

Come avete trascorso il tempo insieme?

«Dialogando, qualcuna aveva bisogno di sollevarsi. Qualche anziano ragiona, altri meno. C’era chi raccontava il proprio passato. Da loro si impara molto, ho provato una sensazione bella veramente. Siamo andati in tre, oltre me sono venute le volontarie Agata Pulitano e Antonella Petralia. Per me è stata la prima uscita e non vedo l’ora di tornarci».

Graziella De Maria

 

 

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