“La cittadinanza è più in avanti di quanto non si pensi”: molti passaggi della prolusione del cardinale Bagnasco sono stati ripresi dai media, in particolare in una giornata politica fibrillante, quella della crisi alla regione Lazio.
Ma la sostanza è prima di tutto proprio qui, nell’impegno a dare voce al Paese, alle istanze più vere e profonde, in un passaggio storico inedito: una crisi che sembra sfarinare antichi assetti e reclama risposte adeguate, prima di tutto nella pasta dei contenuti e della coerenza personale. Insomma “è necessario stringere i ranghi per amore al Paese. La vita della gente è in grave affanno e sente che il momento è decisivo: dalla sua soluzione dipende la stessa tenuta sociale”.
Le parole sulla situazione politica, sul degrado della politica sono franche e dirette: “Che l’immoralità e il malaffare siano al centro come in periferia non è una consolazione, ma un motivo di rafforzata indignazione, che la classe politica continua a sottovalutare. Ed è motivo di disagio e di rabbia per gli onesti”.
Ma non c’è rassegnazione nelle parole del presidente della Cei. C’è però un interrogativo profondo sulla qualità, a partire dalla questione dell’“arruolamento nelle file della politica”. Non possiamo più permetterci che si faccia tanto rumore perché nulla cambi. Servono fatti, presto.
È bene che il degrado emerga, e questo spiega la grande franchezza del cardinale, perché bisogna veramente voltare pagina, bisogna dare voce ad una richiesta diffusa, unanime. Basterebbe poco, l’onestà e il controllo. Ma non c’è alternativa, bisogna muoversi.
D’altra parte siamo ormai nella prospettiva delle elezioni.
Lucidamente vengono indicati due ordini di impegni prioritari. In primo luogo costruire un’offerta politica veramente rinnovata ed adeguata alla grande domanda dei cittadini: “Per questo bisogna prepararsi seriamente, non con operazioni di semplice cosmesi, bensì portando risultati concreti per il Paese e un rinnovamento reale e intelligente delle formazioni politiche e il loro irrobustirsi”. Candidati ed offerta politica adeguata, insomma, ma anche un quadro adeguato di principi di riferimento. Riprendendo anche la precisa indicazione del Papa il cardinale Bagnasco ricorda che “l’edificazione di una comunità nazionale che prescinda dalle proprie radici cristiane sarebbe una forzatura antistorica, destinata a rivelarsi dannosa”. Bene il governo tecnico, ma nel frattempo “la politica deve riempire operosamente la scena arrivando a riforme tanto importanti quanto attese”. Ecco la richiesta di portare finalmente a compimento l’iter delle Dat, sul fine vita, e la coerente presa di posizione a difesa del matrimonio e della famiglia, con la serena certezza che “un domani la storia darà conto di questa proposta ad oltranza che la Chiesa va facendo della famiglia naturale: non certo per suoi interessi, ma per quelli della comunità civile”. Non si può che arrivare e ricominciare di qui.
Sir