XV Forum dell’informazione cattolica / Custodia del Creato. Cauteruccio (Greenaccord): “Recuperare un rapporto armonico con la natura”

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Foto Greenaccord

Il 1° settembre si celebra la 15ª Giornata nazionale per la custodia del Creato. “Vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà (Tt 2,12). Per nuovi stili di vita” è il titolo del messaggio dei nostri vescovi. Greenaccord, come associazione, da anni denuncia l’insostenibilità dell’attuale sistema globale basato sui consumi. Un sistema che distrugge l’ambiente e non si preoccupa minimamente dell’impatto negativo sulla vita delle persone, in particolare di chi vive nei Paesi in via di sviluppo.

Foto Greenaccord

A maggio l’associazione ha lanciato la campagna #indietrononsitorna per rimarcare che è venuto il tempo del cambiamento, che il futuro va costruito su altre basi, che occorre una “conversione ecologica” dagli attuali modelli produttivi ad altri più inclusivi e generativi che tengano in dovuto conto le fragilità del Creato.
Greenaccord, sabato 5 settembre, promuove il XV Forum dell’ informazione cattolica per la custodia del Creato e la giornata, non a caso, si intitola “Indietro non si torna. Un nuovo umanesimo alla luce della Laudato si’”. Di tutto questo parliamo con Alfonso Cauteruccio, presidente di Greenaccord.

Quanto la pandemia da Covid-19 ha messo in evidenza le contraddizioni del nostro mondo?
Quando la società odierna va sotto stress, per qualsiasi motivo, diventa chiaro a tutti che si vive oltre le possibilità che la natura ci consente. Alla base di tutto c’è il rapporto uomo/natura che appare “malato”, ossia viziato da un atteggiamento di violenza e sopraffazione da parte dell’uomo. La sofferenza della natura è evidente e deve essere ascoltata ma l’ascolto deve tramutarsi in un vivere sobrio, giusto e amorevole nei confronti del Creato. Direi che la recente pandemia ci lascia come eredità la consapevolezza che “indietro non si torna” e che ciò abbiamo vissuto deve renderci migliori e più attenti al grido della terra.

Quanto diventa importante convertirsi a stili di vita più sobri in un mondo sempre più diseguale? Il Papa, nell’udienza generale del 19 agosto, ha parlato della necessità di “curare un grande virus, quello dell’ingiustizia sociale, della disuguaglianza di opportunità, della emarginazione e della mancanza di protezione dei più deboli”.
Papa Francesco nella Laudato si’ ha messo in evidenza che la cura del Creato non è disgiunta dalla giustizia sociale: tutto è connesso, tutto è in relazione. La “conversione ecologica” passa quindi dal sentirsi responsabili di quello che il Papa definisce “grande virus”. La giustizia sociale è determinante per un cambiamento di rotta ecologico: siamo ad un punto di svolta e l’umanità è chiamata a discernere e pianificare il proprio futuro: molto dipende dalle scelte che saranno fatte dai governanti e dalla responsabilità di ciascuno.

Alcuni studi hanno messo in correlazione l’inquinamento diffuso e le perturbazioni di tanti ecosistemi alla pandemia o all’acuirsi delle sue conseguenze…
La correlazione diretta tra inquinamento e diffusione del Covid è materia ancora dibattuta tra gli scienziati e molti di loro hanno optato per la cautela. Rimane provato che l’inquinamento può determinare lo stato di salute generale della popolazione, specie per quella residente nelle aree urbane. Dagli studi effettuati sui decessi per Covid è infatti risultato che la mortalità sia stata più elevata tra coloro che presentavano patologie legate alla qualità ambientale e agli stili di vita.

A mettere a rischio il futuro dell’umanità ci sono anche i cambiamenti climatici: su questo fronte quanta consapevolezza c’è anche da parte degli Stati, oltre che dei singoli?
Gli scienziati, dal 2019, quando parlano dei cambiamenti climatici usano il termine “emergenza”, ossia il tempo a disposizione è veramente poco per cambiare rotta e prendere provvedimenti drastici anche se impopolari. La politica arranca perché si tratta di decisioni che mal si conciliano con il consenso popolare e che comportano tempi lunghi. Le nazioni più rappresentative, gli Usa in primis, stanno deludendo per le loro decisioni e per un atteggiamento negazionista o relativista. Tutto ciò dovrebbe far tremare i polsi e non lasciarci sonni tranquilli ma, quale forte segno di speranza, sta crescendo una forte consapevolezza tra i più giovani che stanno “scioperando” per il clima, cioè in fin dei conti stanno scioperando contro i loro genitori e i loro nonni. I più giovani possono contribuire efficacemente a modificare le agende e i piani dei governi perché in gioco è la loro voglia di futuro. Direi che gli adulti devono mettersi in ascolto del grido della terra che in questo momento giunge nel grido dei più giovani.

L’impegno per la cura del Creato unisce le comunità cristiane: quale testimonianza possiamo dare insieme?
Purtroppo ancora molti cristiani si meravigliano dell’importanza che viene data alla cura del Creato ritenendola soltanto un’azione sociale. La Laudato si’ ha gettato un seme che sta producendo molti frutti tra le comunità cristiane anche non cattoliche. Già nel 2004 i vescovi europei a Namur avevano dichiarato che la cura del Creato è un elemento di forte coesione per favorire l’unità dei cristiani e il dialogo interreligioso. La casa essendo “comune” accoglie e custodisce tutti, senza distinzione alcuna di credo religioso, politico o sociale. Quella stessa casa, che finora ci ha protetto e custodito, ci chiede ora di essere protetta e custodita perché è in sofferenza.
I cristiani non possono rimanere indifferenti di fronte al profilarsi di un dissesto ecologico e sociale.
Lasciamo ai grandi della terra di occuparsi delle grandi ineludibili scelte; a noi singoli spetta occuparsi delle piccole scelte quotidiane che devono essere improntate alla sobrietà e alla consapevolezza che occorra mirare ad essere più felici utilizzando meno risorse.

Nel 2020 la Laudato si’ di Papa Francesco ha compiuto cinque anni ed è al centro del XV Forum dell’informazione cattolica per la custodia del Creato di Greenaccord. Quale l’obiettivo dell’appuntamento?
Partendo dalla consapevolezza che indietro non si torna e che la lezione che ci è giunta dalla pandemia non può essere ignorata o dimenticata, occorre stimolare, come chiedeva Benedetto XVI, la responsabilità e la creatività di tutti gli uomini di buona volontà.
Occorre un “nuovo umanesimo”, ossia una nuova visione sul mondo e sulla società che tenga in massimo conto la questione ambientale e la giustizia sociale. Sta nascendo ovunque la consapevolezza che i nostri stili di vita siano irragionevoli e che la governance mondiale necessiti di visioni e di obiettivi capaci di modificare profondamente il sistema economico e produttivo attuale. La soluzione sta nell’imitare la natura che non produce scarti: quando l’umanità sarà in grado di non produrre scarti, compresi quelli umani, allora avrà recuperato un rapporto armonico con il Creato e sarà in grado di guardare al futuro con fiducia e serenità.

Gigliola Alfaro

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