Il 2 novembre del 1975 moriva a Roma Pier Paolo Pasolini, poeta, scrittore, regista, drammaturgo, sceneggiatore, giornalista ed editorialista.
A quarant’anni dalla sua morte, a Zafferana c’è chi lo ricorda in maniera particolare. Negli anni 1968-1969, infatti, il regista, fece parte insieme ad altri importanti scrittori come Dacia Maraini, Alberto Moravia, Eugenio Montale, Leonardo Sciascia, Vanni Ronsisvalle, Vincenzo Consolo, Enzo Siciliano della giuria per l’assegnazione del Premio Brancati-Zafferana.
Il presidente della Pro-Loco zafferanese del tempo Mauro Cutuli, ricorda Pasolini come una persona molto colta, intelligente e perbene e inoltre richiama alla memoria il soggiorno dello scrittore all’hotel Airone.
Filippo Leonardi va col pensiero ai tafferugli che si verificarono durante le prime giornate del Premio Brancati davanti al Palazzo Municipale a seguito dell’intervento di militanti fascisti provenienti da Catania, che contestarono la presenza di Pasolini.
L’avv. Leonardo La Rosa sostiene che Pier Paolo Pasolini propose di istituire una giuria popolare per esaminare il libro che doveva essere premiato ed inoltre che i componenti della giuria dovevano essere eletti dai cittadini.
Pasolini, di certo, era uno che lasciava il segno; a ragione può essere considerato uno dei maggiori artisti e intellettuali del XX secolo. Fu attento osservatore dei cambiamenti della società italiana dal secondo dopoguerra sino alla metà degli anni settanta, suscitò spesso forti polemiche e accesi dibattiti per la radicalità dei suoi giudizi assai critici nei riguardi delle abitudini borghesi e della nascente società dei consumi, come anche nei confronti del sessantotto e dei suoi protagonisti. Fra le sue opere più importanti vogliamo ricordare “ Ragazzi di Vita ,“ pubblicato nel 1955, seguito nel 1959 da un’altra opera “Una vita violenta”
e nel 1962 “ Il sogno di una cosa “, la prima delle sue opere narrative. L’attività artistica di Pasolini si estese anche al cinema con opere molto significative e di alta qualità espressiva come “Accattone”, “Mamma Roma” e” Uccellacci e Uccellini”. Dobbiamo ricordare che Pasolini fu uno dei primi registi che comprese il potere evocativo del paesaggio etneo che ricorre in numerose sequenze dei suoi films: le colate laviche, il paesaggio lunare, desertico e misterico delle pendici del vulcano. Inoltre Pasolini considerò l’Etna come luogo della spiritualità, anticamera della religiosità, quindi come luogo dell’inquietudine. Alcune sequenze particolarmente significative dei film : “ Il Vangelo secondo Matteo “, “ Teorema “, “ Porcile “ e “ I racconti di Canterbury “, sono state ambientate proprio in paesaggi etnei.
Giuseppe Russo