E se pensare al futuro, per una volta, diventasse divertente? Se riuscissimo, in questo momento particolare, a riderci sopra, a dissacrarlo? Non sarebbe forse la formula migliore, la più ottimista, la più alternativa? Questo l’interrogativo, anzi l’esortazione che innerva la commedia Non c’è più il futuro di una volta, firmato da un formidabile quartetto di autori comico-satirici che rispondono ai nomi di Pamela Aicardi, Carlo Pistarino, Francesco Freyrie e Nino Formicola in arte Gaspare, mentre la regia è affidata ad Andrea Brambilla in arte Zuzzurro.
Ed è proprio la premiata ditta Zuzzurro e Gaspare a portare in scena questo nuovo testo che il Teatro Stabile di Catania propone nell’ambito del progetto “Teatri di cintura”: prima al Comunale di Trecastagni (2 e 3 febbraio), a seguire al Garibaldi di Enna (4 e 5 febbraio). Orario d’inizio ore 21. Lo spettacolo viene programmato al posto dell’annunciata commedia La cena dei cretini di Francis Veber.
In Non c’è più il futuro di una volta, la celebre coppia di comici dà vita a due attori ormai fuori dal giro, che inaspettatamente ricevono l’allettante proposta di tornare in televisione. Dei due uno è il giovanilista, ha un bar con internet e facebook, l’altro è agli antipodi con nessuna smania di aggiornamento: uno scontro generazionale tra maturi coetanei. Dicotomia tra old e new, tradizione e novità. padri e figli, cartoline e twitter: ed in questo contrasto urge trovare un’idea per il pubblico di oggi, rivisitare i classici e adattarli al terzo millennio: una battaglia epocale! Quale potrebbe essere l’idea giusta e vincente per un pubblico ormai svezzato a tutto? La voglia di tornare è però grande, per cui bisogna trovare una chiave.
Nasce così uno spettacolo che attinge al vero, a quello che ti brucia sulla pelle, ti condiziona, fino a denunciare le incomprensioni tra i vecchi modelli e le nuove modalità di vivere, di incontrarsi, condividere, invecchiare. Una commedia illuminante sul “futuro in atto” poiché è necessario capirlo oggi per usarlo al meglio domani. Il testo nasce dalla necessità di parlare da giovani ai meno giovani, facendosi amici i più giovani. Così attingendo a piene mani alle tecniche consolidate e giocate del cabaret e impreziosendole con piglio personale, con ritmo serrato, con una comicità veloce e la loro visione limpida e dissacrante, gli attori imprimono il loro marchio di fabbrica: ridere. Perché una risata si infiltra nei polmoni,nello stomaco prendendo la strada secondaria del vedere e del capire.
Zuzzurro e Gaspare, che da più di trent’anni leggono e rileggono la nostra quotidianità, la nostra società con stupore bambinesco e sarcasmo da filosofo, ci rivelano una chiave – o per stare al gioco una “password” – per adeguarsi, per imparare a stare al tempo, per tenerci strette le nostre peculiarità umane, i nostri esilaranti difetti, i nostri stupefacenti pregi. Ci aiutano quindi a compiere l’inevitabile passo verso il futuro, ma con un infallibile aiuto: l’ironia.